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Diciamolo subito: siamo fortunati.
Sì, perché se abbiamo potuto introdurre il modello del “beach working” è solamente grazie alla nostra ubicazione su un territorio turistico e marittimo.
Quello che è certo è che il sistema piace e funziona.
Ma che cos’è il “beach working” ? Per spiegarlo dobbiamo tornare indietro di un anno.

Dopo due mesi di lock-down totale, nei quali in molti hanno consumato serie-tv, cantato sui balconi e riscoperto (o forse scoperto per la prima volta) l’efficienza dello smart working, SpazioTu riapre le proprie porte, adeguandosi alle nuove normative anti-covid.

La voglia di viaggiare e rilassarsi è tanta ma il lavoro che si è accumulato nei mesi precedenti non può essere trascurato.
Molti italiani, quindi, prenotano le proprie vacanze nel bel paese, portandosi appresso il proprio pc e i propri doveri.
Purtroppo però, nelle case in affitto le connessioni internet non sono presenti mentre in hotel ed in spiaggia, spesso, ci sono ma vacillano.

Ecco quindi l’idea di creare la “business summer card”, una tessera ricaricabile di validità due settimane che consente ai turisti della nostra Cattolica di utilizzare le postazioni in open-space, distanziate tra di loro come previsto dalla normativa, avendo così a disposizione un ufficio anche in vacanza.

Un tuffo al mare, un’occhiata alle mail e poi via, ci si reca a SpazioTu per smaltire il lavoro accumulato.

Il servizio è stato un successo e la quasi totalità dei nostri clienti del 2020 sono tornati da noi per poter sottoscrivere una nuova card, mentre, molti altri, ci stanno scoprendo per la prima volta in questa estate 2021.

Gli abbonamenti per le postazioni in open-space sono triplicate rispetto al 2019 e questo è soprattutto grazie alla business summer card, un servizio che ci permette di ampliare il nostro network, incontrando le più svariate attività provenienti da tutta Italia.

Lavorare in un ambiente professionale senza togliere tempo al relax e allo svago, ecco perché il “beach working” è un sistema che piace.

I Coworking in Italia nel 2019 sono cresciuti. Sono nati 40 nuovi spazi condivisi raggiungendo la media è di 1 Coworking ogni 84.000 abitanti

Coworking in Italia nel 2019 sono cresciuti. Stando ai numeri di Italian Coworking con la sua ICS 2019. Sono infatti nati 40 nuovi spazi nella penisola superando quota 700. Il numero è davvero interessante se si pensa che appena 10 anni fa, nel 2010, se ne contavano appena una decina.
La media è di 1 Coworking ogni 84.000 abitanti.

L’area con maggior diffusione è il Nord Ovest che con 252 spazi condivisi rappresenta il 36% dei Coworking in Italia nel 2019.
A seguire il Nord Est con 173 spazi condivisi, il centro con 145, il Sud con 93 e le isole con 41. Se entriamo nel dettaglio la regione che recita la parte del leone è la Lombardia con 184 Coworking, a seguire Veneto, Emilia Romagna e Lazio.

 

 

 

Il Coworking in Italia 2019: città o provincia?

A un primo avviso potrebbe sembrare un fenomeno che riguarda i grandi centri urbani ma è un fenomeno piuttosto variegato. Milano con 91 Coworking e 1 spazio ogni 14mila abitanti guida la particolare classifica. Al secondo posto Roma con 5 Coworking, 1 ogni 45mila abitanti e al terzo posto Torino con 24 Coworking, 1 ogni 36mila abitanti, che nel 2019 si mostra una realtà piuttosto dinamica nel 2019 con diverse nuove aperture.

Ma sono i piccoli centri a sorprendere. Infatti 1 Coworking su 4 ha sede in centri urbani al di sotto dei 50mila abitanti e la metà di questi opera in comuni al di sotto dei 20mila. Non è difatti un caso che regioni come Veneto ed Emilia Romagna dove non sono presenti gossi agglomerati urbani siano invece le realtà più dinamiche del territorio e viaggino con una media di 1 Coworking ogni 60-65mila abitanti.

 

Coworking in Italia: una realtà variegata

 

Come abbiamo detto le statistiche sul Coworking in Italia nel 2019 ci mostrano una realtà piuttosto variegata. Si va da aziende strutturate e focalizzate sul business del Coworking ad aziende che usano il Coworking come un aspetto accessorio del proprio business. Si va da spazi ristretti sotto i 100 mq a strutture oltre i 1000 mq.
Da questo punto di vista l’interpretazione italiana del Coworking è piuttosto fantasiosa e risponde a esigenze diverse sul territorio nazionale. Dal sociale ai laboratori, dagli studi professionali ai Coworking rurali.

 

Coworking – redditività

 

 

Nel complesso sono il 39% dei Coworking ad essere in attivo e il 17% in perdita. Le aziende giovani sono quelle che ovviamente soffrono i costi di avviamento. Infatti fra le neonate nel 2017-2018 solo il 21% è in attivo, percentuale che migliora al 44% per le nate nel 2015-2016 e addirittura al 53% per quelle nate nel 2011-2014 con una percentuale appena del 10% delle aziende in perdita.
Ma il discorso cambia ancor più se lo rapportiamo alla superficie. Le aziende che gestiscono Coworking con spazio superiore ai 1000 mq sono al 92% in attivo e al 8% in pareggio. Zero perdite. Il zero perdite viene anche registrato per le aziende che gestiscono superfici sotto i 100 mq dove però la maggior parte è in pareggio con il 63% e il 37% in attivo.
Le categorie di mezzo sono quelle che soffrono maggiormente e in particolare quelle che sono fra i 600 mq e 1000 mq dove si registra la maggior percentuale di aziende in perdita che è del 30% e appena 30% in utile, quasi a testimoniare che o si fa il salto e si diventa una grossa azienda in grado di creare quella massa critica in grado di ammortizzare i costi di gestione o se no, si rischia di rimanerne soffocati.

 
I risultati del Coworking professionale

Infatti ne è dimostrazione il sottoinsieme di quelle aziende che sono focalizzate sul Coworking. In questo caso che gestisce superfici superiori ai 1000 mq è al 100% in attivo.Lo stesso discorso vale per le superfici piccole intorno ai 100%. La categoria più bastonata è quella che gestisce superfici tra i 601-1000 mq dove non ci sono aziende che fanno utili e al 33% sono in perdita.
L’area geografica dove ci sono le aziende più profittevoli è il Nord-ovest dove al 48,48% fanno utili e appena il 9,09% è in perdita. Il Nord-Est presenta un sostanziale equilibrio con aziende al 40% in utile e al 19% in perdita. Centro, Isole e Sud hanno invece percentuali più alte in temine di perdite e più basse come utili.

La mappatura fornita da Italian Coworking ci da idea di un’Italia che usa il Coworking, che lo apprezza come soluzione ma che in molte aree lo usa come strumento finalizzato a contenere i costi e non come vero e proprio strumento di sviluppo economico del territorio.

 

Fonte: Rent or Share ( https://www.rentorshare.net/i-numeri-del-coworking-in-italia-nel-2019/ )