Tag: smart working

Lavorare in un ufficio tradizionale non è più l’unica opzione per le imprese in crescita.
Invece, sempre più imprenditori si rivolgono ai coworking come soluzione per le loro esigenze di spazio di lavoro.
I coworking sono spazi di lavoro condivisi che offrono flessibilità, costi più contenuti e opportunità di networking.
In questo articolo, esploreremo i vantaggi dei coworking per le imprese in crescita e perché sempre più imprenditori stanno scegliendo questa soluzione.

Costi più contenuti
Una delle ragioni principali per cui le imprese in crescita si rivolgono ai coworking è per i costi più contenuti. Invece di affittare un ufficio tradizionale, dove l’impresa deve assumersi l’intero costo dell’affitto, delle utenze e dei servizi, i coworking offrono una soluzione più economica. I costi sono divisi tra tutti i membri del coworking, rendendo la soluzione accessibile a un maggior numero di imprese.

Flessibilità
Un’altra ragione per cui le imprese in crescita scelgono i coworking è per la flessibilità che offrono. Ci sono spazi di lavoro privati, spazi di lavoro condivisi e sale riunioni, che possono essere prenotati in base alle necessità dell’impresa. Ciò significa che le imprese in crescita possono adattare lo spazio di lavoro alle loro esigenze, senza dover affrontare le limitazioni degli uffici tradizionali.

Networking
I coworking offrono anche l’opportunità di fare networking e incontrare altri professionisti. Questo è un vantaggio significativo per le imprese in crescita, che possono beneficiare dell’interazione con altri imprenditori e professionisti. Il networking può portare a nuovi contatti commerciali, partnership e opportunità di business.

Accesso a tecnologia e attrezzature
I coworking offrono anche accesso a tecnologia e attrezzature avanzate, che potrebbero essere troppo costose per le imprese in crescita se acquistate in proprio. Ad esempio, potrebbero avere accesso a stampanti di alta qualità, attrezzature per la videoconferenza e altre tecnologie necessarie per il proprio lavoro.

Miglioramento della produttività
Infine, lavorare in un coworking può migliorare la produttività delle imprese in crescita. Ciò è dovuto alla flessibilità, alla riduzione dei costi e all’accesso ai servizi e alle attrezzature avanzate, come discusso in precedenza. Inoltre, lavorare in un ambiente collaborativo può aumentare la motivazione e la creatività, incoraggiando gli scambi di idee e la condivisione di esperienze.

In conclusione, i coworking offrono molteplici vantaggi alle imprese in crescita. Non sorprende, quindi, che sempre più startup scelgano di lavorare in coworking. Questa soluzione può rappresentare una vera e propria rivoluzione per le imprese.

Se sei alla ricerca di uno spazio di lavoro in grado di supportare la crescita della tua impresa, contattaci!

Continua la nostra rubrica dedicata alle serie tv a tema startup.
Oggi, prendendo un articolo di “everyeye”, andremo a scoprire la storia del fondatore di Uber.

Showtime Network ha diffuso in streaming un nuovo trailer per Super Pumped: The Battle For Uber, miniserie che racconterà la controversa scalata al potere di Uber, azienda specializzata nel settore dei trasporti a breve distanza il cui fondatore e CEO, Travis Kalanick, ha il volto carismatico di Joseph Gordon-Levitt. Nel cast anche Uma Thurman.

Nel filmato possiamo vedere come il personaggio di Kalanick sia disposto a tutto pur di arrivare al successo e far diventare la sua azienda leader del settore. Ovviamente partiranno delle indagini nei suoi confronti per i suoi metodi che coinvolgeranno anche Arianna Huffington, magnate del giornalismo digitale che qui ha il volto della Thurman.

Nel ricchissimo cast della miniserie ci saranno anche Kyle Chandler nei panni del co-fondatore Bill Gurley, Hank Azaria nei panni di Tim Cook. Inoltre anche Elisabeth Shue, Jon Bass, Bridget Gao Hollitt, Virginia Kull, Amanda Brooks, Annie Chang, Erinn Ruth, Mishka Thébaud, Babak Tafti, Darren Pettie, Noah Weisberg, Mark Gessner, Kerry Bishé, e Joel Kelley Dauten.

La miniserie con protagonista Gordon-Levitt nei panni dell’ex-CEO di Uber Travis Kalanick è basata sul libro best-seller di Mike Isaac dallo stesso nome, che racconta la storia della creazione della prolifica attività. Ci mostrerà, infatti, “la personificazione degli alti e bassi della Silicon Valley. Persino nel mezzo della rivolta radicale generata tra i confini della capitale global tech, Uber è riuscito a spiccare tanto come una meraviglia che un ammonimento, con tutte le sue battaglie interne ed esterne che hanno generato imprevedibili conseguenze”.

Lo show ideato dai co-creatori della serie Billions Brian Koppelman e David Levien sarà anche scritto e prodotto dai due, che fungeranno da showrunner assieme a Beth Schacter (Quantico, A Passo di Danza).

Fonte: everyeye.it

" class="__youtube_prefs__ no-lazyload" title="YouTube player" allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture" allowfullscreen data-no-lazy="1" data-skipgform_ajax_framebjll="">

Negli ultimi anni i servizi di streaming si sono moltiplicati e hanno ottenuto sempre più iscrizioni.
Quasi tutti noi siamo in possesso di almeno un abbonamento tra i vari Netflix, Amazon Prime, Disney+, Now, Infinity, AppleTV e chi più ne ha più ne metta.

Quante volte, tornati a casa dopo una giornata lavorativa, accediamo al nostro account per svagarci e addentrarci in uno dei tanti mondi di fantasia proposti da queste piattaforme?

Ci sono le serie “svuota testa”, quelle Sci-Fi, quelle crime ma anche quelle che offrono spunti riflessivi per la vita quotidiana e, talvolta, anche quella lavorativa.

Ecco quindi che vi proponiamo un elenco di titoli utili a svagarsi, ma anche a riflettere sul proprio modo di ragionare e di lavorare.

1) Mad Men.
Questa serie ci porta dentro un’agenzia pubblicitaria degli anni 60.
La nascita di alcuni mestieri, quali il copywriter ed il grafico, lo sviluppo di idee creative e tanto altro in questa perla che racconta la vita all’interno di un team determinato e competitivo.

2) Inside Bill’s Brain.
Una docu-serie che mette a nudo una delle più grandi menti di sempre: Bill Gates.
Per la prima volta nella sua vita, l’imprenditore visionario si racconta davanti alle telecamere, svelando (parte) della sua storia.

3) Super Pumped
Questa serie, prodotta da Showtime, ha raccontato, nella sua prima stagione, la nascita (ed i problemi) dell’azienda Uber.
La prossima stagione, invece, racconterà il successo di un’altra società che ha rivoluzionato il nuovo millennio: Facebook.

4) StartUp
Una perla nascosta, appena rinnovata per una terza stagione, che mostra la nascita di una società di cripto-valute la quale, a causa di alcune manovre finanziare non troppo pulite, finisce nel mirino dell’FBI.

5) Halt and Catch Fire
Negli anni ’80 inizia il boom dei personal computer e dei videogiochi.
Attraverso gli occhi dei protagonisti, questa show ti permette di osservare la nascita della Silicon Valley.

6) Scissione
Quante volte capita di essere distratti sul lavoro a causa di motivi personali?
Questa serie Apple Tv+ immagina una società che, tramite un programma sperimentale, fa cancellare i ricordi personali dei dipendenti una volta che questi sono entrati in servizio.

7) The Office.
Ok, ci stiamo spostando sul campo delle serie “svuota testa”, ma la popolare sitcom creata da Ricky Gervais è sicuramente riuscita nel suo intento: ricreare un ambiente lavorativo nel quale tutti si possano ritrovare (ridendo dello stesso).
Certamente il tutto viene estremizzato, ma le avventure di Jim, Pam, Dwight, Michael e tutti gli impiegati della Dunder Mifflin, sono proprio quelle tipiche da “ufficio”.

8) Camera Café.
Sì, anche questa va presa con leggerezza, ma non possiamo negare l’importanza della macchinetta del caffè all’interno di un’azienda.
Se c’è armonia davanti ad un espresso insieme ai colleghi, si lavora meglio.
Perciò non la consigliamo certamente per l’alto livello dei contenuti (anche se le canzoni dei Pooh eseguite da Paolo Bitta sono un cult della televisione italiana) ma piuttosto per ridere di un momento sacro della giornata dell’impiegato: la pausa.

9) Il codice da un miliardo di dollari.
Una docu-serie che racconta la battaglia legale tra un gruppo di ingegneri tedeschi e Google.
Il motivo della disputa? La creazione di Google Earth. Idea rubata, a detta degli ingegneri, proprio a loro.

Dulcis in fundo…

10) WeCrashed
La nuova serie Apple Tv+, con protagonisti i divi di Hollywood Anne Hathaway e Jared Leto, ci coinvolge in maniera particolare.
Infatti, la storia narrata è quella di WeWork, uno dei coworking più famosi del nostro settore.

Negli ultimi due anni le abitudini lavorative di milioni di persone sono state stravolte per causa di forza maggiore.
La pandemia ha praticamente obbligato le aziende a concedere, e in molti casi a sperimentare per la prima volta, lo smartworking.
I pregi ed i difetti di questa metodologia lavorativa sono stati più volte analizzati da noi ma, soprattutto, dai quotidiani nazionali che hanno focalizzato l’attenzione sull’importanza dell’interazione sociale, dall’ufficio condiviso a, banalmente, la chiacchierata davanti alla macchinetta del caffè.
Adesso che ci stiamo avviando (con le dita incrociate) alla fine della pandemia, il dibattito è aperto: quale futuro per lo smartworking?
Alcune società sembrerebbero indirizzate verso una via di mezzo con la presenza in ufficio 3 volte su 5, altre al rientro totale.
Noi, nel nostro piccolo, abbiamo visto un incremento della presenza degli smartworker all’interno dei nostri uffici, arrivando ad avere un’occupazione del 95%.
D’altronde, la realtà dei coworking, appoggia la politica del lavoro agile ma favorisce l’incontro e la condivisone, il classico dei casi nei quali ci si trova in mezzo.
Nel nostro piccolo ci auguriamo che l’efficienza di questo metodo possa aver insegnato qualcosa e che il futuro sia tracciato in questa direzione, d’altra parte non smetteremo mai di credere che è l’incontro a stimolare la creatività ed il nostro motto lo testimonia: “You’ll never WORK alone”.

Diciamolo subito: siamo fortunati.
Sì, perché se abbiamo potuto introdurre il modello del “beach working” è solamente grazie alla nostra ubicazione su un territorio turistico e marittimo.
Quello che è certo è che il sistema piace e funziona.
Ma che cos’è il “beach working” ? Per spiegarlo dobbiamo tornare indietro di un anno.

Dopo due mesi di lock-down totale, nei quali in molti hanno consumato serie-tv, cantato sui balconi e riscoperto (o forse scoperto per la prima volta) l’efficienza dello smart working, SpazioTu riapre le proprie porte, adeguandosi alle nuove normative anti-covid.

La voglia di viaggiare e rilassarsi è tanta ma il lavoro che si è accumulato nei mesi precedenti non può essere trascurato.
Molti italiani, quindi, prenotano le proprie vacanze nel bel paese, portandosi appresso il proprio pc e i propri doveri.
Purtroppo però, nelle case in affitto le connessioni internet non sono presenti mentre in hotel ed in spiaggia, spesso, ci sono ma vacillano.

Ecco quindi l’idea di creare la “business summer card”, una tessera ricaricabile di validità due settimane che consente ai turisti della nostra Cattolica di utilizzare le postazioni in open-space, distanziate tra di loro come previsto dalla normativa, avendo così a disposizione un ufficio anche in vacanza.

Un tuffo al mare, un’occhiata alle mail e poi via, ci si reca a SpazioTu per smaltire il lavoro accumulato.

Il servizio è stato un successo e la quasi totalità dei nostri clienti del 2020 sono tornati da noi per poter sottoscrivere una nuova card, mentre, molti altri, ci stanno scoprendo per la prima volta in questa estate 2021.

Gli abbonamenti per le postazioni in open-space sono triplicate rispetto al 2019 e questo è soprattutto grazie alla business summer card, un servizio che ci permette di ampliare il nostro network, incontrando le più svariate attività provenienti da tutta Italia.

Lavorare in un ambiente professionale senza togliere tempo al relax e allo svago, ecco perché il “beach working” è un sistema che piace.

La pandemia non ha azzerato gli spazi di lavoro in condivisione, anzi: nuove tipologie avanzano come alternativa all’headquarter classico e allo smart working

All’inizio del 2020 il co-working era sicuramente una formula in crescita nel mondo dei nuovi spazi per uffici in zone metropolitane, perché univa la possibilità di interazione tra attività complementari e la convenienza economica di un service hub completo a disposizione. Una soluzione che allettava professionisti, startup, studi creativi e dell’IT, aziende di servizi innovative.

Poi è arrivata la pandemia e ci siamo chiesti: ma tutte le iniziative co (co-working, co-housing, co-education) che hanno alla base il concetto di sharing, di attività da fare e da pensare insieme, di prodotti e servizi da condividere, che fine faranno con il distanziamento fisico?  

C’è stato sicuramente un momento difficile di riorganizzazione degli spazi e dei nuovi servizi di sanificazione, tanto più essenziali in un luogo dove alla base è prevista la rotazione delle persone. Eppure, passata la prima ondata della pandemia, si sono create nuove opportunità che non erano ancora state ipotizzate: grandi società di servizi hanno realizzato quali sono sia i costi economici dei grandi headquarters centralizzati sia quelli sociali del pendolarismo di centinaia o migliaia di dipendenti. E dopo un iniziale entusiasmo per i risparmi generati dall’home working, è stato chiaro per tutti che non sempre il lavoro da casa full time è la soluzione migliore. 

Durante lo smart working che abbiamo vissuto in primavera, ci siamo resi conto dei benefici della non-mobilità,  ma ci siamo anche accorti che spesso ci mancavano la socialità fisica del luogo di lavoro e alcune facilities: dalla sedia ergonomica alla sala riunioni, dalla connessione efficiente a una buona concentrazione. Perché ci mancava la separazione tra tempo di lavoro e tempo privato che erano diventati tutt’uno.

Le soluzioni in coworking hanno quindi ora ripreso forza non solo nelle grandi città, ma anche nei grossi centri di provincia che possono fare da aggregatori sia per realtà d’impresa locali sia per aziende internazionali attive in quel territorio. Sono soluzioni che piacciono alle aziende (pago quando serve) e anche ai dipendenti, che usufruiscono dei plus del luogo di lavoro (servizi e contatti) senza avere gli svantaggi di una mobilità quotidiana spesso impegnativa.

È uno scenario ancora in fase di elaborazione, l’ambito delle soluzioni ibride si sta allargando anche a altri settori come quello dell’ospitalità. All’interno di alcune catene di hotel iniziano a trovare posto spazi simili ai coworking che non sono più solo le grandi sale meeting, ma piccoli uffici attrezzati anche per videocall o piccole riunioni e che risolvono le esigenze di una clientela che riprenderà a viaggiare ancora per lavoro. Più efficienti delle hall degli alberghi o delle mediamente scomode postazioni nelle camere d’albergo. 

 

Fonte: http://www.cieloterradesign.com/coworking-pandemia-design/

L’imprenditrice digitale Claudia Gatti ci spiega il mondo della moda e del made in Italy tramite l’ecommerce e il web marketing.

 

" class="__youtube_prefs__ no-lazyload" title="YouTube player" allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture" allowfullscreen data-no-lazy="1" data-skipgform_ajax_framebjll="">

🥵☀️ Troppe distrazioni in spiaggia? La linea wifi della tua casa vacanze vacilla? Il caldo ti tormenta?

‼️ C’è un nuovo servizio che fa al caso tuo!

🎫🖥 E’ nata la SUMMER BUSINESS CARD, la tessera ricaricabile che ti permette di lavorare in un ambiente sicuro e professionale durante la tua vacanza!

Vieni a scoprirla a SpazioTu-Coworking Cattolica-

 

Il nostro coworker Giovanni Ronci ha rilasciato due corsi gratuiti molto interessanti.

Il primo corso è dedicato alla ricerca delle keywords per i vostri articoli di blog (o in generale per qualsiasi pagina web). Siamo nel 2020, Google è cambiato tanto negli ultimi anni. Cambiamenti che non possiamo ignorare se vogliamo avere successo.

Il mini corso gratuito risponde a questa domanda: come si trovano oggi le keywords migliori, capaci di attrarre clienti selezionati e realmente interessati agli argomenti di cui parlate?

Dopo aver posizionato decine e decine di blog e siti web, e a grande richiesta, Giovanni e i suoi collaboratori hanno deciso di mostrarvi esattamente i passaggi, e le considerazioni, che fanno tutti i giorni quando devono scrivere per i loro blog o quelli dei loro clienti.

È facile da seguire, e potrete usare il metodo ogni volta che vorrete andare a intercettare tutte le keywords più importanti per sviluppare il vostro business.

VAI AL CORSO KEYWORDS

Il secondo corso è su un argomento diverso, ma ugualmente attuale: si parla di produttività e lavoro da casa. Quello che chiamano Smart Working, non sempre è tutto rose e fiori. Spesso, lavorare da casa crea più distrazioni e ansie di quanto non avvenga in ufficio.

In questo mini corso gratuito, hanno selezionato 5 consigli specifici e concreti per organizzare la giornata e la vostra postazione di lavoro, seguendo un approccio che riuscirà a sorprendervi.

VAI AL CORSO LAVORO DA CASA

Per ognuno, consigli diretti per mettere in pratica e risorse per approfondire. Date un’occhiata alle pagine dei corsi.

Due corsi diversi, gratuiti e pratici, da provare subito.

Buona formazione!

Quello che stiamo vivendo sarà il più grande esperimento del mondo di smart working. Lo ha detto Bloomberg, lo confermano gli esperti. «Superata la paura del Coronavirus, resterà una lezione per le aziende: il telelavoro ha grandi vantaggi e sarà adottato sempre più». Domenico De Masi è un attento osservatore della nostra società. Professore emerito di Sociologia del lavoro all’università La Sapienza di Roma, 82 anni, pioniere e visionario, è stato il primo in Italia a credere nel telelavoro. Trent’anni fa ha fondato la Società Italiana Telelavoro (Sit), senza scopo di lucro. Era convinto che il fenomeno partisse subito, invece il nulla. Poi è arrivato Internet. E ancora nulla. O meglio:

«GRAZIE ALLA RETE, TUTTI TELELAVORIAMO IN VACANZA, SUI TRENI, NEL TEMPO LIBERO. MA NON LO USIAMO COME DIRITTO».

De Masi si è battuto per far approvare una serie di leggi, togliere gli intoppi burocratici, progredire. Sono passati molti anni dalle sue prime battaglie. Il telelavoro è diventato smart working, e oggi c’è un Osservatorio del Politecnico di Milano che lo studia e lo osserva («Ma sei anni fa quando siamo partiti ci guardavano come alieni» commenta l’ufficio stampa). L’Italia ha una legge tra le più avanzate in Europa (legge 81 del 2017). Gli smartworker, ossia quei lavoratori dipendenti che godono di flessibilità e autonomia nella scelta dell’orario e del luogo di lavoro, sono ormai circa 570mila. Diffuso soprattutto nelle grandi aziende (è una realtà nel 58% dei casi), il lavoro agile piace e conquista tutti. Il 76% degli smartworker è soddisfatto. «Su centinaia di migliaia di telelavoratori, dopo tre mesi di prova, nessuno ha voluto tornare indietro» commenta De Masi.

Partiamo da una sua definizione. Telelavoro significa?

«Lavorare da ovunque»

La filosofia alla base?

«Da un’organizzazione di processo, in cui io capo controllo te dipendente in ogni momento, si deve passare a un’organizzazione di obiettivo, in cui si valutano i risultati. Hai un lavoro da portare a termine entro un tempo stabilito. Che tu lo faccia a casa, al bar, di notte o all’alba o aiutato da qualcuno, a me non deve interessare. Eppure l’Italia resta indietro rispetto all’Europa».

Perché in Italia non attacca?

«Primo: perché c’è una resistenza patologica al cambiamento. Secondo: per quella che io chiamo la Sindrome di Clinton. I capi vogliono avere i loro dipendenti a portata di mano, così come Clinton voleva avere la sua stagista nella porta a fianco. È una sorta di erotismo che prescinde dall’erotismo vero e proprio. Se gli togli il dipendente sottomano, il capo si sente depauperato».

Cosa succederà secondo lei?

«Abbiamo bisogno delle “pestilenze” per capire i numerosi vantaggi del telelavoro che conosciamo tutti benissimo».

Facciamo un ripasso. I vantaggi per il lavoratore?

«Risparmio di tempo (c’è chi butta via due ore di viaggio ogni giorno), risparmio di soldi (benzina, biglietti di treni, aerei, metro). Risparmio del pericolo di incidenti lungo il percorso. Più tempo per se stessi, per famiglia, amici, vicini di casa. Si decide dei propri orari, si conciliano interessi e propensioni. Si lavora in autonomia, per risultati».

Aumenta anche la produttività?

«Sì. È scientificamente dimostrato. Uno studio del 2015 dell’Università di Stanford ha rivelato che la produttività tra i dipendenti dell’agenzia di viaggi cinese Ctrip era aumentata del 13% con il telelavoro. In Italia secondo le mie stime, si resta in ufficio over time almeno due ore in più al giorno. E non sono retribuite. In Germania alle 17 sono tutti fuori ufficio. Lavorano 1.400 ore l’anno. In Italia lavoriamo 1.800 ore l’anno. Una follia. La cosa interessante è che lavorando 1.400 ore hanno una produttività maggiore del 22%. Perché avere molto tempo per lavorare rilassa, tutto diventa più tranquillo, si va al bar, non si lavora in modo organizzato. Ma c’è anche qualcosa di più romantico…».

Cosa?

«Ero un amico personale di Sartre. Che non avrebbe mai scritto tutto quello che ha scritto se avesse lavorato chiuso in un ufficio. Lavorava dal Cafè de Flore a Parigi, vedeva ogni giorno facce diverse e la sua produttività era al massimo».

Vantaggi per le aziende?

«Il posto di lavoro costa. Spazio, affitti, mobili, riscaldamento. Chi adotta il telelavoro ha meno costi. Personalmente ho eliminato l’ufficio e risparmiato 10mila euro al mese. Si riduce anche la conflittualità tra le persone. Si inducono i capi a organizzarsi per obiettivo: e questo è un enorme passo avanti. Poi ci sono i vantaggi per la comunità…».

Quali?

«MENO INQUINAMENTO, MENO RUMORE, MENO TRAFFICO, MENO SPESE PER LE MANUTENZIONI STRADALI. CI GUADAGNANO TUTTI».

«Non c’è un motivo valido per non accettare il telelavoro se non che siamo così assuefatti a questo modo di lavorare e a fare chilometri per recarci in ufficio che la possibilità di non farlo ci sembra impensabile. Poi ci sono attrattive: l’azienda è anche un luogo erotico, è un diversivo rispetto alla famiglia e non c’è dubbio».

Ma il telelavoro è per tutti? C’è chi dice che la gente a casa si deprime o vive isolata…

«Si tratta di riorganizzarci, facendo combaciare la vita con il lavoro: ora sono due cose separate. Si va in un quartiere per lavorare e si torna in un altro quartiere per dormire. Finiamo per essere estranei in entrambi i quartieri. Mezza città è vuota di giorno e mezza di notte. Spese doppie e proliferazione dei costi. Se invece abbiamo un solo quartiere per casa e lavoro, ci radichiamo e finiamo per esserne parte integrante. Nascono nuovi rapporti con le persone del quartiere e si rivitalizzano le zone morte».

E le pause caffè, le chiacchiere alla macchinetta, il contatto umano?

«Personalmente esco a pranzo e a cena con i miei collaboratori. decido di vederli spesso e quando voglio. e loro fanno la stessa cosa con me».

Tutti i lavori sono telelavorabili?

«Sì, nel 70% dei casi. In Italia su 23 milioni di lavoratori, il 70% sono impiegati, manager, dirigenti, professionisti. Il numero di persone che possono telelavorare è aumentato enormemente. Certo, non può telelavorare un chirurgo, un medico, un pompiere o l’avvocato quando ha un dibattimento in aula. I magistrati da sempre si portano a casa il lavoro. Sono stati i primi».

Il telelavoro crea nuovi posti di lavoro?

«Secondo i miei calcoli, se i manager e i quadri uscissero in orario si recupererebbero 300mila posti. Perché oggi, restando di più in ufficio, lavorano al posto di altri. Ed è un lavoro non pagato».

Cosa possiamo fare nel nostro piccolo?

«Possiamo telelavorare. È un nostro diritto. Non esistono impedimenti giuridici. Occorre che il sindacato dell’azienda faccia un accordo con i datori di lavoro. Telelavoro per tutti o per metà del tempo o per gradi. O per le donne, ma qui c’è la vera controindicazione del lavoro».

Quale?

«Se a richiedere il telelavoro sono solo le donne, finiranno per avere il doppio ruolo in casa. Le donne dovrebbero pretendere che anche l’uomo faccia telelavoro, così da suddividere i compiti».

Che cosa immagina dopo questa emergenza?

«Posso fare una provocazione? Immagino che tutti si ammalino di Coronavirus, tutti siano costretti a telelavorare per venti giorni, che tutti guariscano felicemente e, avendo provato la bellezza del telelavoro, chiedano o propongano di telelavorare. Il futuro va verso questa direzione».

 

Fonte: Millionaire ( https://www.millionaire.it/smart-working-de-masi-lezione-per-le-aziende/?fbclid=IwAR2V3HuTzQndTVO1pnczTvaedMJHB5QyUfD4-Zw2rhkNK2_JS-7yRA73E3s )