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Lavorare in un ufficio tradizionale non è più l’unica opzione per le imprese in crescita.
Invece, sempre più imprenditori si rivolgono ai coworking come soluzione per le loro esigenze di spazio di lavoro.
I coworking sono spazi di lavoro condivisi che offrono flessibilità, costi più contenuti e opportunità di networking.
In questo articolo, esploreremo i vantaggi dei coworking per le imprese in crescita e perché sempre più imprenditori stanno scegliendo questa soluzione.

Costi più contenuti
Una delle ragioni principali per cui le imprese in crescita si rivolgono ai coworking è per i costi più contenuti. Invece di affittare un ufficio tradizionale, dove l’impresa deve assumersi l’intero costo dell’affitto, delle utenze e dei servizi, i coworking offrono una soluzione più economica. I costi sono divisi tra tutti i membri del coworking, rendendo la soluzione accessibile a un maggior numero di imprese.

Flessibilità
Un’altra ragione per cui le imprese in crescita scelgono i coworking è per la flessibilità che offrono. Ci sono spazi di lavoro privati, spazi di lavoro condivisi e sale riunioni, che possono essere prenotati in base alle necessità dell’impresa. Ciò significa che le imprese in crescita possono adattare lo spazio di lavoro alle loro esigenze, senza dover affrontare le limitazioni degli uffici tradizionali.

Networking
I coworking offrono anche l’opportunità di fare networking e incontrare altri professionisti. Questo è un vantaggio significativo per le imprese in crescita, che possono beneficiare dell’interazione con altri imprenditori e professionisti. Il networking può portare a nuovi contatti commerciali, partnership e opportunità di business.

Accesso a tecnologia e attrezzature
I coworking offrono anche accesso a tecnologia e attrezzature avanzate, che potrebbero essere troppo costose per le imprese in crescita se acquistate in proprio. Ad esempio, potrebbero avere accesso a stampanti di alta qualità, attrezzature per la videoconferenza e altre tecnologie necessarie per il proprio lavoro.

Miglioramento della produttività
Infine, lavorare in un coworking può migliorare la produttività delle imprese in crescita. Ciò è dovuto alla flessibilità, alla riduzione dei costi e all’accesso ai servizi e alle attrezzature avanzate, come discusso in precedenza. Inoltre, lavorare in un ambiente collaborativo può aumentare la motivazione e la creatività, incoraggiando gli scambi di idee e la condivisione di esperienze.

In conclusione, i coworking offrono molteplici vantaggi alle imprese in crescita. Non sorprende, quindi, che sempre più startup scelgano di lavorare in coworking. Questa soluzione può rappresentare una vera e propria rivoluzione per le imprese.

Se sei alla ricerca di uno spazio di lavoro in grado di supportare la crescita della tua impresa, contattaci!

Questa volta non lo abbiamo intervistato, bensì gli abbiamo chiesto di scrivere un articolo riguardante il mondo dei coworking.
Ecco il risultato:

I coworking sono un modello di lavoro in crescita che sta diventando sempre più popolare in tutto il mondo. Ci sono molte ragioni per cui i coworking sono considerati il modello da seguire nel futuro.

In primo luogo, i coworking offrono un ambiente di lavoro flessibile e collaborativo. Le persone possono lavorare in un ambiente condiviso con altri professionisti, creando opportunità per il networking e la condivisione delle conoscenze. Inoltre, i coworking offrono spesso una vasta gamma di servizi e strutture, come sale riunioni, sale per conferenze e sale per eventi, che possono essere utilizzate dai membri per incontri e attività professionali.

In secondo luogo, i coworking possono aiutare a ridurre i costi per le aziende e i lavoratori autonomi. Condividere uno spazio di lavoro con altri professionisti significa che le spese per l’affitto, le utenze e le attrezzature vengono divise, il che può essere molto vantaggioso per le aziende e i lavoratori autonomi che cercano di ridurre i costi.

Infine, i coworking possono aiutare a migliorare la qualità della vita lavorativa. Lavorare in un ambiente condiviso e collaborativo può aiutare a ridurre la solitudine e la monotonia che spesso accompagnano il lavoro da casa o in un ufficio isolato. Inoltre, i coworking offrono spesso un ambiente di lavoro stimolante e motivante, che può aiutare a migliorare la creatività e la produttività dei membri.

In sintesi, i coworking sono un modello di lavoro flessibile e collaborativo, che offre opportunità per il networking, la condivisione delle conoscenze e la riduzione dei costi. Inoltre, possono migliorare la qualità della vita lavorativa e aumentare la produttività.

P.S. anche l’immagine di questo articolo è stata generata da un’intelligenza artificiale!

L’avvio di una nuova attività può essere un’impresa impegnativa, soprattutto per quanto riguarda la scelta del luogo in cui lavorare. Se stai valutando la possibilità di unirti a SpazioTu, ci sono molte ragioni per cui potrebbe essere una scelta ideale per la tua nuova attività.

In primo luogo, i costi di SpazioTu sono più bassi rispetto a quelli di un ufficio tradizionale. Invece di pagare per l’affitto di un intero edificio, pagherai solo per l’uso dello spazio di lavoro che ti serve. Ciò significa che puoi risparmiare denaro prezioso che puoi investire nella tua attività.

In secondo luogo, SpazioTu offre un ambiente di lavoro altamente collaborativo che può aiutarti a trovare clienti a km 0. Potrai incontrare altri professionisti del tuo settore e fare networking con loro, il che può portare a nuove opportunità di lavoro e aumentare la tua visibilità nella tua comunità professionale.

In terzo luogo, SpazioTu offre una vasta gamma di servizi e strutture, tra cui sale adatte per colloqui riunioni, conferenze, formazioni professionali, corsi ed eventi di vario tipo. Inoltre troverai anche una zona lounge, una sala per il caffè e molto altro. Ciò significa che avrai tutto ciò di cui hai bisogno per far crescere la tua attività sotto lo stesso tetto.

In quarto luogo, SpazioTu offre un ambiente di lavoro flessibile che ti consente di lavorare quando vuoi e come vuoi tramite un badge nominale che ti consente l’accesso 7 giorni su 7, 24 ore su 24. Ciò significa che puoi adattare il tuo orario di lavoro alle tue esigenze personali e professionali, il che può aiutarti a mantenere un equilibrio tra vita lavorativa e vita privata.

Infine, SpazioTu offre un ambiente di lavoro dinamico e stimolante che può aiutarti a mantenere la motivazione e la produttività. In un ambiente in cui ci sono sempre nuove persone e nuove idee, sarai sempre ispirato a lavorare al massimo delle tue capacità.

In sintesi, SpazioTu offre una serie di vantaggi per le nuove attività, tra cui costi ridotti, possibilità di trovare clienti a km 0, servizi e strutture complete, flessibilità e un ambiente di lavoro stimolante.

Se stai valutando la possibilità di unirti al nostro coworking, considera tutti questi vantaggi!

#YOULLNEVERWORKALONE

Abbiamo intervistato ChatGPT, il nuovo sistema di intelligenza artificiale che genera risposte come se fosse un essere umano… ma lasciamo a lui le presentazioni.

SpazioTu: “Ciao, presentati ai nostri lettori che non sanno chi sei e cosa fai”

ChatGPT: “Ciao, sono ChatGPT, un grande modello di linguaggio sviluppato da OpenAI. Il mio scopo è quello di generare testo in modo autonomo in base alle informazioni che mi vengono fornite. Sono in grado di comprendere e rispondere a domande, generare descrizioni, raccontare storie e molto altro ancora. Sono qui per aiutarti con qualsiasi cosa tu abbia bisogno”

SpazioTu: “In sostanza sei un’intelligenza artificiale che risponde in base alle proprie conoscenze. Ho capito bene?”

ChatGPT: “Sì, hai capito bene. Sono un’intelligenza artificiale che utilizza il linguaggio naturale per comunicare con gli utenti e rispondere alle loro domande o eseguire le loro richieste. Utilizzo le mie conoscenze pre-acquisite e la mia capacità di comprendere il linguaggio naturale per generare risposte pertinenti e appropriate”

SpazioTu: “Allora inizio a farti delle domande più specifiche riguardanti il nostro campo. Sai cos’è un coworking?”

ChatGPT: “Sì, so cos’è un coworking. Il coworking è un concetto di lavoro condiviso in cui professionisti indipendenti, imprenditori, start-up e altri lavoratori autonomi condividono uno spazio di lavoro, attrezzature e servizi. L’idea alla base del coworking è quella di creare un ambiente di lavoro collaborativo e supportivo in cui le persone possono interagire, condividere idee e risorse e crescere professionalmente. Spesso, i coworking sono progettati per promuovere la creatività e l’innovazione e possono offrire una gamma di servizi, come sale riunioni, sale conferenze, sale relax, cucine e sale per eventi.”

SpazioTu: “Conosci per caso SpazioTu, il coworking di Cattolica?”

ChatGPT: “SpazioTu è un coworking situato a Cattolica, che offre servizi smart e spazi di lavoro arredati in un ambiente collaborativo e stimolante. Inoltre, sembra che offra flessibilità nei pagamenti, semplicità nell’organizzazione del proprio business e una reputazione migliore grazie alla relazione con la comunità degli affari di SpazioTu.”

SpazioTu: “Cosa ne pensi dell’idea di realizzare un coworking in un paese piccolo come Cattolica? Di solito queste strutture si trovano solo nelle grandi città”

ChatGPT: “L’idea di aprire un coworking in una città più piccola come Cattolica può essere una mossa interessante perché può offrire servizi e opportunità di networking a professionisti indipendenti e imprenditori che altrimenti potrebbero non averne accesso. Inoltre, un coworking in una città più piccola può creare un ambiente di lavoro collaborativo e supportivo per la comunità e incoraggiare la crescita professionale.
Per quanto riguarda la tua affermazione che “di solito queste strutture si trovano solo nelle grandi città”, è vero che la maggior parte dei coworking si trova in città più grandi, ma il numero di coworking in città e paesi più piccoli sta crescendo.”

SpazioTu: “Come hai detto tu “un coworking in una città più piccola può creare un ambiente di lavoro collaborativo”. Cosa ne pensi della community di SpazioTu?”

ChatGPT: “La community di SpazioTu offre opportunità per il networking, la condivisione delle risorse e le opportunità di crescita professionale.
Far parte di questa community crea un senso di appartenenza e supporto per i suoi membri, il che può aiutare a migliorare la loro esperienza di lavoro e la loro produttività.
Sono sicuro che SpazioTu stia lavorando per mantenere la community dinamica.”

SpazioTu: “Quali servizi potrebbe aggiungere SpazioTu per migliorare il proprio servizio e mantenere la community dinamica?”

ChatGPT: “Considerando che SpazioTu già offre una varietà di servizi come uffici, postazioni in open space, sale riunioni, sale conferenze, servizi di domiciliazione e servizio di ritiro pacchi, servizi di stampa, ci sono ancora alcune cose che potrebbe fare per migliorare il proprio servizio:

– Servizi di assistenza personale: offrire servizi di assistenza come segretariato, gestione delle email, organizzazione degli appuntamenti e altro ancora.

– Formazione e sviluppo professionale: organizzare eventi di formazione o seminari per aiutare i membri della community a sviluppare le loro abilità e conoscenze professionali.

– Servizi per la salute e il benessere: offrire servizi come palestra, massaggi, yoga, meditazione e altri per aiutare i membri a mantenere il loro benessere mentale e fisico.

Tenete conto che questi sono solo alcuni esempi dei servizi che SpazioTu potrebbe offrire, e l’importanza di ciascuno dipenderà dalle esigenze specifiche dei propri membri.”

SpazioTu: “Per quanto riguarda i servizi di networking, SpazioTu organizza una business breakfast ogni 2/3 mesi, nella quale i coworkers si incontrano e scambiano opinioni lavorative davanti ad una brioche offerta dallo staff di SpazioTu.
Oltre a questo tipo di evento, che idee ti vengono in mente da proporre legate all’incentivazione del networking?”

ChatGPT: “Sono felice di sapere che SpazioTu organizza già eventi di networking come la business breakfast, è un’ottima opportunità per i membri della community di incontrarsi e scambiare idee.
Ecco alcune altre idee che potrebbero aiutare a promuovere il networking tra i membri di SpazioTu:

– Incontri a tema: organizzare incontri mensili o trimestrali su argomenti specifici come marketing, finanza, tecnologia, ecc., in modo che i membri possano incontrarsi e discutere argomenti che li interessano e che possono aiutarli a crescere professionalmente.

– Progetti di gruppo: promuovere progetti di gruppo tra i membri della community per incoraggiare la collaborazione e lo scambio di idee.

– Speed networking: organizzare eventi di speed networking in cui i membri possono incontrarsi e scambiare informazioni di contatto in breve periodo di tempo.

– Incontri 1-to-1: incoraggiare i membri a organizzare incontri individuali per discutere di questioni specifiche o per creare opportunità di collaborazione.

– Incontri virtuali: organizzare incontri online per i membri che non possono partecipare agli incontri dal vivo, in modo da non perdere l’opportunità di network.

Ricorda che ogni community ha esigenze diverse, quindi sarebbe importante valutare quali di queste opzioni o altre potrebbero essere più pertinenti per i membri di SpazioTu e cosa potrebbe aiutare di più a incoraggiare il networking e la collaborazione tra di loro.”

SpazioTu: “Bene, ti ringrazio e, anche se in maniera tardiva, mi presento: Sono Matteo, proprio il community manager di SpazioTu. Userò questa piacevole conversazione avuta con te per creare un articolo sul nostro blog, perciò saluta i nostri lettori”

ChatGPT: “È un piacere conoscerti, Matteo. Sono felice di esserti stato utile nella tua ricerca di idee per il tuo spazio di coworking.
Saluto i lettori di SpazioTu e spero che questa conversazione abbia fornito loro informazioni utili e interessanti. Spero che possiate continuare a creare un ambiente di lavoro collaborativo e supportivo per la comunità.
In caso avessi bisogno di ulteriori informazioni o supporto, non esitate a contattarmi.”

Alla fine di questo esperimento ci troviamo sbalorditi dalla varietà di linguaggio utilizzata dall’intelligenza virtuale.

A testimonianza di ciò, alleghiamo uno Screenshot che abbiamo deciso di inserire all’ultimo. In fase di caricamento del presente articolo, abbiamo fatto l’analisi della leggibilità del testo e questi sono i risultati:

Pensate alle potenzialità di un servizio del genere su vasta scala. Se usato bene, potrebbe generare testi, dare idee innovative per la propria azienda, fare analisi di mercato e tanto altro.
Sotto un certo punto di vista è fantastico, dall’altro quasi inquietante (e pericoloso per determinati mestieri che potrebbero morire a causa di questa invenzione).

…e voi, cosa ne pensate? Vi aspettiamo sui nostri social per discuterne insieme.

Torna la Business Breakfast con una novità… Open Mic in sala conferenze!

IN COSA CONSISTE LA BUSINESS BREAKFAST?
è una colazione offerta dallo staff di SpazioTu per dare il benvenuto ai nuovi coworker e per far interagire la community, creando così collaborazioni a km 0

…E INVECE L’OPEN MIC?
Avrai la possibilità di fare una breve presentazione sulla tua attività, su un nuovo progetto o su quell’idea che tieni nel cassetto da un po’ di tempo ma che non sei sicuro che possa funzionare… potrebbe essere il momento giusto per scoprirlo!
Gli interventi saranno da prenotare per permettere uno svolgimento scorrevole e, soprattutto, piacevole.
Saranno così divisi: 4 minuti per l’esposizione (potete scegliere se farla solamente a voce o tramite video, slide e/o altro) e altri 3 per le eventuali domande.

COME PRENOTARSI?
Commentando il seguente post: https://lnkd.in/dtKfqe_X

DOVE?
La business breakfast si svolgerà a CafféTu, l’Open Mic in sala conferenze.
L’indirizzo è lo stesso: SpazioTu-Coworking Cattolica- Via del Prete 123, Cattolica

QUANDO?
Mercoledì 21 settembre alle 10.30

VI ASPETTIAMO NUMEROSI!

“Siamo convinti che la formazione moderna debba essere concreta, dritta al punto e totalmente orientata all’azione.

Gli Action Book di Up4Grow vanno proprio in questa direzione: distillano conoscenza e ti guidano a metterla in pratica, direttamente sui tuoi progetti.

Sei pronto a scoprire il più potente strumento di Marketing, capace di migliorare ogni aspetto della tua comunicazione e di farti ottenere potenziali clienti interessati a quello che fai??
Avanti allora: iniziamo e andiamo a definire le tue Buyer Personas.”

Con queste righe, presenti nella prima pagina di tutti i volumi della collana, il nostro coworker Giovanni Ronci presenta il suo nuovo progetto.
Dei manuali pratici e diretti che aiuteranno il lettore a destreggiarsi con astuzia nel mondo del lavoro (e del marketing).

Ma chi è Giovanni Ronci?
lasciamo la parola alla pagina “Chi Sono” (uno dei libri dispensa proprio consigli su come scrivere la pagina di presentazione perfetta) del suo sito web:

Sono un cinquantenne con vizi e virtù – e ne vado fiero – che vive in bilico tra le Marche e la Romagna (in effetti abito proprio sul confine, sul Tavollo, una rigagnolo incantato abitato da Anatre, Aironi, Scoiattoli e parecchie altre specie).

Sono un Freelance Internet Business Designer, Docente universitario alla LABA (Libera Accademia delle Belle Arti) di Rimini, Autore e Formatore.

Troppo complicato? Te la faccio facile: ascolto quello che vuoi fare, lo comprendo – perlomeno ci provo – e ti aiuto a realizzarlo online, ideando o rafforzando la tua presenza sul web, sui social o dovunque ce ne sia bisogno.

Una sorta di interprete digitale dunque, che ascolta, pensa, e crea soluzioni su misura per te.

Giovanni è stato uno dei primissimi ad entrare nel nostro network. Infatti, è membro della community di SpazioTu dal 2016, anno della nostra formazione.
Sin dal giorno 1 all’interno della nostra struttura si è dimostrato un professionista esemplare e le sue strategie sono sempre state fonte di ispirazione per tutti noi. Perciò vi consigliamo fortemente di acquistare questi nuovi ACTION BOOK, un piccolissimo investimento che siamo sicuri vi ripagherà, attirando nuovi clienti, progetti e collaboratori.

Qui i link per acquistare i libri:

– Come scrivere una pagina “Chi sono” perfetta: Link per l’acquisto

– Come progettare le tue buyer personas: Link per l’acquisto

– Come pubblicare su Amazon KDP: Link per l’acquisto

– Time Frame: produttività e gestione del tempo: Link per l’acquisto

– La landing page perfetta per vendere libri: Link per l’acquisto

– Come progettare e vendere servizi online: Link per l’acquisto

Per altre informazioni o contatti: Sito web di Giovanni Ronci

Continua la nostra rubrica dedicata alle serie tv a tema startup.
Oggi, prendendo un articolo di “everyeye”, andremo a scoprire la storia del fondatore di Uber.

Showtime Network ha diffuso in streaming un nuovo trailer per Super Pumped: The Battle For Uber, miniserie che racconterà la controversa scalata al potere di Uber, azienda specializzata nel settore dei trasporti a breve distanza il cui fondatore e CEO, Travis Kalanick, ha il volto carismatico di Joseph Gordon-Levitt. Nel cast anche Uma Thurman.

Nel filmato possiamo vedere come il personaggio di Kalanick sia disposto a tutto pur di arrivare al successo e far diventare la sua azienda leader del settore. Ovviamente partiranno delle indagini nei suoi confronti per i suoi metodi che coinvolgeranno anche Arianna Huffington, magnate del giornalismo digitale che qui ha il volto della Thurman.

Nel ricchissimo cast della miniserie ci saranno anche Kyle Chandler nei panni del co-fondatore Bill Gurley, Hank Azaria nei panni di Tim Cook. Inoltre anche Elisabeth Shue, Jon Bass, Bridget Gao Hollitt, Virginia Kull, Amanda Brooks, Annie Chang, Erinn Ruth, Mishka Thébaud, Babak Tafti, Darren Pettie, Noah Weisberg, Mark Gessner, Kerry Bishé, e Joel Kelley Dauten.

La miniserie con protagonista Gordon-Levitt nei panni dell’ex-CEO di Uber Travis Kalanick è basata sul libro best-seller di Mike Isaac dallo stesso nome, che racconta la storia della creazione della prolifica attività. Ci mostrerà, infatti, “la personificazione degli alti e bassi della Silicon Valley. Persino nel mezzo della rivolta radicale generata tra i confini della capitale global tech, Uber è riuscito a spiccare tanto come una meraviglia che un ammonimento, con tutte le sue battaglie interne ed esterne che hanno generato imprevedibili conseguenze”.

Lo show ideato dai co-creatori della serie Billions Brian Koppelman e David Levien sarà anche scritto e prodotto dai due, che fungeranno da showrunner assieme a Beth Schacter (Quantico, A Passo di Danza).

Fonte: everyeye.it

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La scorsa settimana vi abbiamo presentato un elenco di 10 serie tv a tema lavorativo.
Oggi entriamo nel dettaglio di quella che, tra tutte le suggerite, è la più vicina al nostro mondo: WeCrashed.

Adam Neumann, 43 anni il prossimo aprile, di origini israeliane, è il brillante co-fondatore di WeWork, la società globale di coworking che l’ha reso, tra alti e bassi, multi-milionario. Alla sua storia – vera – e al suo rapporto idilliaco con la moglie Rebekah è ispirata “WeCrashed”, la serie Apple TV+ in streaming dal 18 marzo con i primi tre episodi (a cui seguirà il rilascio dei successivi cinque, uno alla settimana, ogni venerdì). I due nella serie sono interpretati rispettivamente da Jared Leto e Anne Hathaway.
Creata da Lee Eisenberg e Drew Crevello, e diretta per i primi episodi dalla brillante coppia John Requa e Glenn Ficarra (“Crazy, Stupid, Love”, “Whisky Tango Foxtrot”, “This Is Us” serie), “WeCrashed” è un folle viaggio tra le illusioni di un uomo e la grandezza di una storia d’amore. La prima scena della serie, non a caso, è l’ultima in ordine cronologico, ovvero l’estromissione di Adam dal consiglio d’amministrazione dell’azienda e dalla sua carica di CEO nel 2019. Adam e Rebekah vivono in una bolla talmente personale e naive da non essersi accorti di ciò che stava accadendo sotto i loro occhi. Anche la loro esistenza “da ricchi” viene proposta al pubblico come qualcosa di talmente assurdo e distante dalla realtà da risultare ilare: lui che va in giro perennemente scalzo, l’obbligo da parte dei dipendenti di accoglierli in ufficio con una specifica canzone che si alza al loro passaggio, i party… sono solo alcuni degli aspetti più estremi dei due e divertenti della serie.

La trama
La storia di Adam Neumann (Jared Leto) ha inizio a New York allo scoccare dei duemila, dove è una sconosciuta mente brillante che tenta la fortuna con invenzioni di dubbia funzionalità e interesse di mercato, come le scarpe col tacco metti-togli o i vestiti per neonati con ginocchiere. L’aspetto positivo di Adam è che crede davvero in tutto ciò che fa. A un corso incontra Miguel McKelvey (Kyle Marvin) che gli offre un piccolo ripostiglio da adibire a ufficio. Lo stanzino si trova in un più ampio open space sfitto. Da lì l’idea: i due si mettono insieme e la propongono al gestore dell’edificio che, dapprima incerto, si fa convincere da Adam, grande visionario e comunicatore. Ha inizio così la storia di WeWork (inizialmente chiamato GreenDesk), ora brand globale di spazi lavorativi condivisi.

Parallelamente alle vicende di Adam come imprenditore, c’è la sua storia romantica con la moglie Rebekah (Anne Hathaway). Adam inizia una relazione con lei dopo averla conosciuta a una festa e dopo un corteggiamento serrato. I due stanno ancora insieme e hanno cinque figli all’attivo. Rebekah è l’altra metà dei fatti raccontati in “WeCrashed”, con la sua carriera come attrice, i suoi casini familiari e l’incondizionato supporto – fin da principio – al marito e alla sua visione.

Il cast
“WeCrashed”, che è basata sul noto podcast “WeCrashed: The Rise and Fall of WeWork”, deve la sua riuscita a un’ottima messa in scena, che intrattiene e mette al centro una storia di self-made imprenditoriale originale, e su un’accoppiata straordinaria di interpreti nei ruoli principali. Jared Leto, che ormai sembra abbonato a ruoli intriganti, dove serve tanta trasformazione ma anche tanto carattere, entra perfettamente nel personaggio di Neumann: visionario, geniale e svitato. Anne Hathaway è una splendida Rebekah: una donna che si scontra non solo con chi è, ma anche con ciò che gli altri vogliono che sia (prima come cugina di Gwyneth Paltrow, poi come Rebekah Neumann).

Insieme a loro nel cast ci sono Kyle Marvin nei panni di Miguel McKelvey, socio di Adam, Cricket Brown in quelli di Chloe Morgan, una delle lavoratrici WeWork che inizia a vederne i difetti, Peter Jacobson in quelli di Bob Paltrow, padre di Rebekah, e molti ancora.

Altro aspetto notevole della serie è la sua colonna sonora, carica di successi pop e indie dei duemila, che non viene mai abbassata, per caricare le atmosfere già adrenaliniche e mentalmente vulcaniche, di un ulteriore impatto.

La parabola della storia di Neumann è sorprendente e fa entrare nel racconto una forte componente di dramma (insieme alle vicende familiari di Rebekah). “WeCrashed” si concentra sulla rapidità con cui a un certo punto l’azienda inizia a perdere milioni di dollari mentre il suo fondatore fa di tutto per andare avanti, ma propone anche una critica a quel mondo del lavoro di cui Neumann si era fatto portavoce. In WeWork i lavoratori, dopo essere stati abbindolati per diverso tempo con alcol, feste e socialità, rinsaviscono capendo di vivere, più che lavorare, in una gabbia dorata con pessime condizioni economico-contrattuali, oltre che di ecosistema d’ufficio.

“WeCrashed” è una delle serie più sorprendenti viste (finora) quest’anno sia per i suoi protagonisti sia per la storia e il mondo che ricostruisce. Guardandola è impossibile non farsi venire in mente alcune sensazioni provate durante la visione di un’altra vicenda realmente accaduta, proposta per la tv e con al centro un personaggio visionario quale “Inventing Anna” (Netflix), con cui “WeCrashed” spartisce tematiche come visione del singolo e coraggio imprenditoriale, ma anche rapida ascesa e altrettanto repentino declino.

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Fonte: sorrisi.com

Negli ultimi anni i servizi di streaming si sono moltiplicati e hanno ottenuto sempre più iscrizioni.
Quasi tutti noi siamo in possesso di almeno un abbonamento tra i vari Netflix, Amazon Prime, Disney+, Now, Infinity, AppleTV e chi più ne ha più ne metta.

Quante volte, tornati a casa dopo una giornata lavorativa, accediamo al nostro account per svagarci e addentrarci in uno dei tanti mondi di fantasia proposti da queste piattaforme?

Ci sono le serie “svuota testa”, quelle Sci-Fi, quelle crime ma anche quelle che offrono spunti riflessivi per la vita quotidiana e, talvolta, anche quella lavorativa.

Ecco quindi che vi proponiamo un elenco di titoli utili a svagarsi, ma anche a riflettere sul proprio modo di ragionare e di lavorare.

1) Mad Men.
Questa serie ci porta dentro un’agenzia pubblicitaria degli anni 60.
La nascita di alcuni mestieri, quali il copywriter ed il grafico, lo sviluppo di idee creative e tanto altro in questa perla che racconta la vita all’interno di un team determinato e competitivo.

2) Inside Bill’s Brain.
Una docu-serie che mette a nudo una delle più grandi menti di sempre: Bill Gates.
Per la prima volta nella sua vita, l’imprenditore visionario si racconta davanti alle telecamere, svelando (parte) della sua storia.

3) Super Pumped
Questa serie, prodotta da Showtime, ha raccontato, nella sua prima stagione, la nascita (ed i problemi) dell’azienda Uber.
La prossima stagione, invece, racconterà il successo di un’altra società che ha rivoluzionato il nuovo millennio: Facebook.

4) StartUp
Una perla nascosta, appena rinnovata per una terza stagione, che mostra la nascita di una società di cripto-valute la quale, a causa di alcune manovre finanziare non troppo pulite, finisce nel mirino dell’FBI.

5) Halt and Catch Fire
Negli anni ’80 inizia il boom dei personal computer e dei videogiochi.
Attraverso gli occhi dei protagonisti, questa show ti permette di osservare la nascita della Silicon Valley.

6) Scissione
Quante volte capita di essere distratti sul lavoro a causa di motivi personali?
Questa serie Apple Tv+ immagina una società che, tramite un programma sperimentale, fa cancellare i ricordi personali dei dipendenti una volta che questi sono entrati in servizio.

7) The Office.
Ok, ci stiamo spostando sul campo delle serie “svuota testa”, ma la popolare sitcom creata da Ricky Gervais è sicuramente riuscita nel suo intento: ricreare un ambiente lavorativo nel quale tutti si possano ritrovare (ridendo dello stesso).
Certamente il tutto viene estremizzato, ma le avventure di Jim, Pam, Dwight, Michael e tutti gli impiegati della Dunder Mifflin, sono proprio quelle tipiche da “ufficio”.

8) Camera Café.
Sì, anche questa va presa con leggerezza, ma non possiamo negare l’importanza della macchinetta del caffè all’interno di un’azienda.
Se c’è armonia davanti ad un espresso insieme ai colleghi, si lavora meglio.
Perciò non la consigliamo certamente per l’alto livello dei contenuti (anche se le canzoni dei Pooh eseguite da Paolo Bitta sono un cult della televisione italiana) ma piuttosto per ridere di un momento sacro della giornata dell’impiegato: la pausa.

9) Il codice da un miliardo di dollari.
Una docu-serie che racconta la battaglia legale tra un gruppo di ingegneri tedeschi e Google.
Il motivo della disputa? La creazione di Google Earth. Idea rubata, a detta degli ingegneri, proprio a loro.

Dulcis in fundo…

10) WeCrashed
La nuova serie Apple Tv+, con protagonisti i divi di Hollywood Anne Hathaway e Jared Leto, ci coinvolge in maniera particolare.
Infatti, la storia narrata è quella di WeWork, uno dei coworking più famosi del nostro settore.

Nel 2019 ci eravamo posti un quesito: quale è l’età media dei nostri coworkers?
Il sondaggio aveva dato il sorprendete risultato di 45 anni. Magari era un caso dovuto alla tipologia di società che avevamo all’interno, o forse dal semplice periodo storico.
Questa settimana, visti i tanti nuovi ingressi a SpazioTu nel corso degli ultimi due anni, abbiamo deciso di ripetere l’esperimento.
L’età media non è più di 45 anni… è salita a 47!
Inoltre, analizzando le “categorie” dei lavoratori, viene fuori che la maggioranza è rappresentata dai freelance.
Cosa significa questo dato?
Che la pandemia non ha invertito il trend, bensì ha aumentato il desiderio di mettersi in gioco anche se non si è più giovanissimi e questo, di conseguenza, dimostra che l’età è solo un numero.

La mattina dell’11 gennaio 2022, la sindaca Franca Foronchi ha fatto visita alla nostra struttura ed alla nostra community.
È stato un incontro costruttivo, nel quale si è parlato del futuro delle start-up e delle imprese del territorio.
Queste le parole della prima cittadina di Cattolica “Grazie per l’accoglienza e complimenti per il vostro coworking space, una bella realtà per tante start up e imprenditori del territorio.”

𝗔 𝗧𝗨𝗧𝗧𝗜 𝗜 𝗡𝗢𝗦𝗧𝗥𝗜 𝗖𝗢𝗪𝗢𝗥𝗞𝗘𝗥𝗦 𝗘𝗗 𝗔𝗚𝗟𝗜 𝗨𝗧𝗜𝗟𝗜𝗭𝗭𝗔𝗧𝗢𝗥𝗜 𝗗𝗘𝗚𝗟𝗜 𝗦𝗣𝗔𝗭𝗜 𝗜𝗡𝗧𝗘𝗥𝗡𝗜

Il Consiglio dei ministri, nella riunione del 29 dicembre 2021, ha approvato un nuovo decreto-legge recante misure urgenti per il contenimento della diffusione dell’epidemia da COVID-19 e disposizioni in materia di sorveglianza sanitaria. Il decreto è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 30 dicembre ed entra in vigore dal 31 dicembre.

𝗚𝗿𝗲𝗲𝗻 𝗽𝗮𝘀𝘀 𝗿𝗮𝗳𝗳𝗼𝗿𝘇𝗮𝘁𝗼 (𝗮𝗿𝘁𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼 𝟭, 𝗰𝗼𝗺𝗺𝗶 𝟭 – 𝟱) 𝗗𝗮𝗹 𝟭𝟬 𝗴𝗲𝗻𝗻𝗮𝗶𝗼 𝟮𝟬𝟮𝟮 𝗳𝗶𝗻𝗼 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗰𝗲𝘀𝘀𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗼 𝘀𝘁𝗮𝘁𝗼 𝗱𝗶 𝗲𝗺𝗲𝗿𝗴𝗲𝗻𝘇𝗮, 𝗹’𝗮𝗰𝗰𝗲𝘀𝘀𝗼 𝗮𝗶 𝘀𝗲𝗿𝘃𝗶𝘇𝗶 𝗲 𝗮𝗹𝗹𝗲 𝗮𝘁𝘁𝗶𝘃𝗶𝘁𝗮̀ 𝘀𝗮𝗿𝗮̀ 𝗰𝗼𝗻𝘀𝗲𝗻𝘁𝗶𝘁𝗼 𝘀𝗼𝗹𝗼 𝗮𝗶 𝘀𝗼𝗴𝗴𝗲𝘁𝘁𝗶 𝗶𝗻 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗲𝘀𝘀𝗼 𝗱𝗲𝗹 𝗰𝗼𝘀𝗶𝗱𝗱𝗲𝘁𝘁𝗼 𝗴𝗿𝗲𝗲𝗻 𝗽𝗮𝘀𝘀 𝗿𝗮𝗳𝗳𝗼𝗿𝘇𝗮𝘁𝗼 𝗠𝗼𝘀𝘁𝗿𝗮 𝗺𝗲𝗻𝗼

Negli ultimi due anni le abitudini lavorative di milioni di persone sono state stravolte per causa di forza maggiore.
La pandemia ha praticamente obbligato le aziende a concedere, e in molti casi a sperimentare per la prima volta, lo smartworking.
I pregi ed i difetti di questa metodologia lavorativa sono stati più volte analizzati da noi ma, soprattutto, dai quotidiani nazionali che hanno focalizzato l’attenzione sull’importanza dell’interazione sociale, dall’ufficio condiviso a, banalmente, la chiacchierata davanti alla macchinetta del caffè.
Adesso che ci stiamo avviando (con le dita incrociate) alla fine della pandemia, il dibattito è aperto: quale futuro per lo smartworking?
Alcune società sembrerebbero indirizzate verso una via di mezzo con la presenza in ufficio 3 volte su 5, altre al rientro totale.
Noi, nel nostro piccolo, abbiamo visto un incremento della presenza degli smartworker all’interno dei nostri uffici, arrivando ad avere un’occupazione del 95%.
D’altronde, la realtà dei coworking, appoggia la politica del lavoro agile ma favorisce l’incontro e la condivisone, il classico dei casi nei quali ci si trova in mezzo.
Nel nostro piccolo ci auguriamo che l’efficienza di questo metodo possa aver insegnato qualcosa e che il futuro sia tracciato in questa direzione, d’altra parte non smetteremo mai di credere che è l’incontro a stimolare la creatività ed il nostro motto lo testimonia: “You’ll never WORK alone”.

Diciamolo subito: siamo fortunati.
Sì, perché se abbiamo potuto introdurre il modello del “beach working” è solamente grazie alla nostra ubicazione su un territorio turistico e marittimo.
Quello che è certo è che il sistema piace e funziona.
Ma che cos’è il “beach working” ? Per spiegarlo dobbiamo tornare indietro di un anno.

Dopo due mesi di lock-down totale, nei quali in molti hanno consumato serie-tv, cantato sui balconi e riscoperto (o forse scoperto per la prima volta) l’efficienza dello smart working, SpazioTu riapre le proprie porte, adeguandosi alle nuove normative anti-covid.

La voglia di viaggiare e rilassarsi è tanta ma il lavoro che si è accumulato nei mesi precedenti non può essere trascurato.
Molti italiani, quindi, prenotano le proprie vacanze nel bel paese, portandosi appresso il proprio pc e i propri doveri.
Purtroppo però, nelle case in affitto le connessioni internet non sono presenti mentre in hotel ed in spiaggia, spesso, ci sono ma vacillano.

Ecco quindi l’idea di creare la “business summer card”, una tessera ricaricabile di validità due settimane che consente ai turisti della nostra Cattolica di utilizzare le postazioni in open-space, distanziate tra di loro come previsto dalla normativa, avendo così a disposizione un ufficio anche in vacanza.

Un tuffo al mare, un’occhiata alle mail e poi via, ci si reca a SpazioTu per smaltire il lavoro accumulato.

Il servizio è stato un successo e la quasi totalità dei nostri clienti del 2020 sono tornati da noi per poter sottoscrivere una nuova card, mentre, molti altri, ci stanno scoprendo per la prima volta in questa estate 2021.

Gli abbonamenti per le postazioni in open-space sono triplicate rispetto al 2019 e questo è soprattutto grazie alla business summer card, un servizio che ci permette di ampliare il nostro network, incontrando le più svariate attività provenienti da tutta Italia.

Lavorare in un ambiente professionale senza togliere tempo al relax e allo svago, ecco perché il “beach working” è un sistema che piace.

Summary

La pandemia non ha azzerato gli spazi di lavoro in condivisione, anzi: nuove tipologie avanzano come alternativa all’headquarter classico e allo smart working

All’inizio del 2020 il co-working era sicuramente una formula in crescita nel mondo dei nuovi spazi per uffici in zone metropolitane, perché univa la possibilità di interazione tra attività complementari e la convenienza economica di un service hub completo a disposizione. Una soluzione che allettava professionisti, startup, studi creativi e dell’IT, aziende di servizi innovative.

Poi è arrivata la pandemia e ci siamo chiesti: ma tutte le iniziative co (co-working, co-housing, co-education) che hanno alla base il concetto di sharing, di attività da fare e da pensare insieme, di prodotti e servizi da condividere, che fine faranno con il distanziamento fisico?  

C’è stato sicuramente un momento difficile di riorganizzazione degli spazi e dei nuovi servizi di sanificazione, tanto più essenziali in un luogo dove alla base è prevista la rotazione delle persone. Eppure, passata la prima ondata della pandemia, si sono create nuove opportunità che non erano ancora state ipotizzate: grandi società di servizi hanno realizzato quali sono sia i costi economici dei grandi headquarters centralizzati sia quelli sociali del pendolarismo di centinaia o migliaia di dipendenti. E dopo un iniziale entusiasmo per i risparmi generati dall’home working, è stato chiaro per tutti che non sempre il lavoro da casa full time è la soluzione migliore. 

Durante lo smart working che abbiamo vissuto in primavera, ci siamo resi conto dei benefici della non-mobilità,  ma ci siamo anche accorti che spesso ci mancavano la socialità fisica del luogo di lavoro e alcune facilities: dalla sedia ergonomica alla sala riunioni, dalla connessione efficiente a una buona concentrazione. Perché ci mancava la separazione tra tempo di lavoro e tempo privato che erano diventati tutt’uno.

Le soluzioni in coworking hanno quindi ora ripreso forza non solo nelle grandi città, ma anche nei grossi centri di provincia che possono fare da aggregatori sia per realtà d’impresa locali sia per aziende internazionali attive in quel territorio. Sono soluzioni che piacciono alle aziende (pago quando serve) e anche ai dipendenti, che usufruiscono dei plus del luogo di lavoro (servizi e contatti) senza avere gli svantaggi di una mobilità quotidiana spesso impegnativa.

È uno scenario ancora in fase di elaborazione, l’ambito delle soluzioni ibride si sta allargando anche a altri settori come quello dell’ospitalità. All’interno di alcune catene di hotel iniziano a trovare posto spazi simili ai coworking che non sono più solo le grandi sale meeting, ma piccoli uffici attrezzati anche per videocall o piccole riunioni e che risolvono le esigenze di una clientela che riprenderà a viaggiare ancora per lavoro. Più efficienti delle hall degli alberghi o delle mediamente scomode postazioni nelle camere d’albergo. 

 

Fonte: http://www.cieloterradesign.com/coworking-pandemia-design/

TRAMA

Un altro libro di scrittura creativa? Non proprio, Immagini VS Parole è un manuale di scrittura pubblicitaria. Una vera palestra dove mettersi alla prova e allenare il pensiero laterale. Perché la creatività non è una lampadina che si accende o si spegne

AUTORE

Davide Bertozzi, romagnolo, copywriter e direttore creativo, lavora come freelance per agenzie pubblicitarie, pmi, grandi imprese e piloti di MotoGP. Insegna scrittura pubblicitaria in diverse business school italiane e condivide le sue esperienze professionali nei più importanti eventi nazionali legati al digital marketing.
 

Il 2020 è stato l’anno della consacrazione degli acquisti online.
Giusto o sbagliato che sia, il mondo ha messo ancora una volta il piede sull’acceleratore per quanto riguarda l’e-commerce.
Basti pensare che Amazon, solamente nel quarto trimestre del 2020, ha chiuso con fatturato record pari a 125,56 miliardi di dollari, ossia circa 105 miliardi di euro, superando per la prima volta nella sua storia la soglia dei 100 miliardi (fonte: www.engage.it).

Ok, il lockdown dovuto al covid ha sicuramente influito visto che per diversi mesi i negozianti locali sono dovuti restare chiusi in casa, sta di fatto però che il futuro sembra tracciato.

L’unico vincolo che potrebbe ostacolare questa crescita è quello della reperibilità del destinatario, il quale dovrà aspettare il pacco in casa.
Questo scoglio può però essere superato nel caso si abbia un centro di recezione pacchi, nel caso di un’abitazione potrebbe essere il/la custode (figura che sta però scomparendo negli anni) mentre, nel caso di un coworking, sarà sicuramente la reception a svolgere questo utile servizio.

È vero, Amazon dispone del servizio “locker”, ma in quel caso bisognerebbe comunque recarsi nel luogo prescelto per ritirare la spedizione, non sarebbe molto più comodo recepire la posta direttamente in ufficio?

Inoltre, è vero che l’azienda di Jeff Bezos rappresenta la fetta maggiore del mercato sul web ma non è la sola, e non tutti (anzi, quasi nessuno) dispone dei “locker”.

Ecco perché, tra i tanti vantaggi, aprire un e-commerce con la sede all’interno di un coworking potrebbe essere una mossa vincente.  

 

L’imprenditrice digitale Claudia Gatti ci spiega il mondo della moda e del made in Italy tramite l’ecommerce e il web marketing.

 

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PREMESSA:
– Le presenti linee guida sono redatte avendo a riferimento il “Protocollo di regolamentazione delle misure per il
contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 in relazione allo svolgimento in sicurezza delle strutture
ricettive” emanato dalla Regione Emilia-Romagna in data 16/05/2020.
– Il seguente protocollo si integra al “Protocollo di sicurezza di SpazioTu” in vigore dal 03/05/2020
– Il “Protocollo di sicurezza di SpazioTu” ed i dépliant informativi sono esposti presso la nostra struttura.

DISPOSIZIONI:

  • Per poter garantire la distanza di sicurezza la sala conferenze può contenere un massimo di 30 pax
  • La sala verrà preparata dagli addetti di SpazioTu con cartelli informati e, inoltre, le postazioni saranno predisposte rispettando la dovuta distanza di sicurezza.
    E’ assolutamente vietato spostare le sedie
  • Al fine di garantire la rintracciabilità nell’eventualità di casi positivi al COVID-19 il relatore/organizzatore dell‘evento si impegna a fornire il numero e i nominativi di tutti i partecipanti e di consegnare l’elenco a SpazioTu entro e non oltre la fune dell’evento.
    Verranno assegnati i posti numerati in maniera univoca.
  • L’organizzatore dell’evento ha l’obbligo di accertarsi che i partecipanti non abbiano sintomi e che nelle due settimane antecedenti non siano stati a contatto con casi positivi al COVID-19.
  • All’interno della sala, come negli altri ambienti comuni, è obbligatorio rispettare la distanza interpersonale di almeno un metro tra una persona ed un’altra.
    La distanza dovrà essere rispettata anche durante l’accesso e il deflusso.
  • E‘ obbligatorio tenere la mascherina sia all’interno della sala che per l‘accesso ed il deflusso.
    Il relatore, rispettando la distanza dei 2 metri predisposta tra la sua postazione e la platea, ha la possibilità di non indossare la mascherina durante il proprio intervento.
  • Gli utilizzatori troveranno a loro disposizione il gel alcolico disinfettante.
  • Sarà predisposto, tramite appositi cartelli, una percorso per l’accesso ed uno differente per il deflusso
  • Ove possibile bisogna evitare l’uso promiscuo di microfoni, mouse, tastiere, telecomandi, etc.
    In caso di utilizzo è obbligatorio segnalarlo allo staff di SpazioTu che provvederà a disinfettare gli oggetti utilizzati.
  • La sala verrà igienizzata dopo ogni utilizzo


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Seeee e chi lavora più?

  • Nei negozi di arredamento e design è in arrivo una nuova tipologia di scrivania
  • Si chiama Chaise Renversée  e l’ha creata un architetto francese
  • Si tratta di un tavolo da lavoro molto semplice
  • Se lo si gira di lato, diventa una comoda sdraio
  • Forse non stimola granché la produttività

 

 
 

Il lockdown e la pandemia di Coronavirus ci hanno insegnato lo smart working: qualcosa che era solo appannaggio di pochi fino a poco tempo fa in Italia ora ci viene additato come la giusta modalità lavorativa per il futuro. In parole povere, lo smart working (letteralmente, lavoro intelligente) è il lavoro da casa che si svolge in remoto tramite l’uso del pc.

Lavorando da casa si risparmiano le spese di spostamento e si evita lo stress delle corse nel traffico. Per chi ha famiglia, permette di gestire i vari impegni con maggiore agilità. Secondo molti, aumenta l’efficienza e la produttività dell’impiegato. Ovviamente, per lavorare da casa bisogna anche attrezzarsi: quanto meno è necessaria una robusta scrivania per il computer, o per gestire tutte le scartoffie del caso.

 

Chi non ha mai praticato lo smart working sulle prime avrà potuto trovarsi un po’ in difetto con il mobilio casalingo. Adesso però è in arrivo la soluzione ideale per tutti, specie per chi non ha molto spazio in casa. L’architetto francese Pierre-Louis Gerlier ha infatti creato un pezzo di arredamento che si chiama Chaise Renversée, ovvero “sedia a testa in giù”. Che nome buffo, vero? Ma cela un’idea diabolicamente geniale.

 

La scrivania per chi non vuole una scrivania

Il design scelto da Gerlier è molto spartano, pure troppo. Comunque ha il pregio di adattarsi ad ogni tipo di arredo. Come lo stesso architetto dice, la Chaise Renversée è la scrivania per chi non vuole una scrivania. Solida e robusta, è un perfetto piano d’appoggio per chi lavora con il computer. Una volta terminati i propri compiti, il lavoratore esausto può rimuovere ciò che c’è sul piano del tavolo, girarlo lateralmente e… sdraiarsi comodamente.

 

 

Occhio: abbiamo detto DOPO aver finito di lavorare. Il pericolo che si corre è che venga il desiderio di schiacciare un pisolino anche in pieno orario lavorativo. Potresti dire che non c’è bisogno di avere la Chaise Renversée, basta il divano. Ok ma questa è comunque una tentazione in più. Ancora non si sa il costo per questo pezzo di design: basta che per acquistarlo uno non debba dare fondo a tutto il suo stipendio.

 

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FONTE: Commenti Memorabili (https://www.commentimemorabili.it/scrivania-diventa-sdraio/?fbclid=IwAR30A7Ja_k87_ddtbkMQ93vM8BcHXa-2q1ciMpws2El1yrbNszSIVxtMg24)

🥵☀️ Troppe distrazioni in spiaggia? La linea wifi della tua casa vacanze vacilla? Il caldo ti tormenta?

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🎫🖥 E’ nata la SUMMER BUSINESS CARD, la tessera ricaricabile che ti permette di lavorare in un ambiente sicuro e professionale durante la tua vacanza!

Vieni a scoprirla a SpazioTu-Coworking Cattolica-

 

In questo momento, oseremmo dire, storico e così particolare da sembrare ancora incredibile agli occhi di chi lo sta vivendo, abbiamo tutti, purtroppo, dovuto prendere atto della difficoltà economica che ha colpito la maggior parte delle aziende italiane.
Vista quindi la delicata situazione abbiamo deciso di sospendere il canone di affitto a tutti i nostri “coworkers” (chiamiamo così gli imprenditori all’interno della nostra community) a partire dall’ordinanza di lockdown del 23 marzo 2020 fino allo sblocco della quarantena.
Un’azione che sicuramente ci è costata a livello imprenditoriale ma che vuole essere un segno di vicinanza nei confronti della community senza la quale non esisteremmo.
Qualche settimana fa, per questo motivo, il Corriere di Romagna ci ha intervistati dedicandoci un articolo nella sezione di Rimini.

Insieme siamo più forti, #youllneverworkalone

Il nostro coworker Giovanni Ronci ha rilasciato due corsi gratuiti molto interessanti.

Il primo corso è dedicato alla ricerca delle keywords per i vostri articoli di blog (o in generale per qualsiasi pagina web). Siamo nel 2020, Google è cambiato tanto negli ultimi anni. Cambiamenti che non possiamo ignorare se vogliamo avere successo.

Il mini corso gratuito risponde a questa domanda: come si trovano oggi le keywords migliori, capaci di attrarre clienti selezionati e realmente interessati agli argomenti di cui parlate?

Dopo aver posizionato decine e decine di blog e siti web, e a grande richiesta, Giovanni e i suoi collaboratori hanno deciso di mostrarvi esattamente i passaggi, e le considerazioni, che fanno tutti i giorni quando devono scrivere per i loro blog o quelli dei loro clienti.

È facile da seguire, e potrete usare il metodo ogni volta che vorrete andare a intercettare tutte le keywords più importanti per sviluppare il vostro business.

VAI AL CORSO KEYWORDS

Il secondo corso è su un argomento diverso, ma ugualmente attuale: si parla di produttività e lavoro da casa. Quello che chiamano Smart Working, non sempre è tutto rose e fiori. Spesso, lavorare da casa crea più distrazioni e ansie di quanto non avvenga in ufficio.

In questo mini corso gratuito, hanno selezionato 5 consigli specifici e concreti per organizzare la giornata e la vostra postazione di lavoro, seguendo un approccio che riuscirà a sorprendervi.

VAI AL CORSO LAVORO DA CASA

Per ognuno, consigli diretti per mettere in pratica e risorse per approfondire. Date un’occhiata alle pagine dei corsi.

Due corsi diversi, gratuiti e pratici, da provare subito.

Buona formazione!

Tenuto conto di quanto emanato dal Ministero della Salute e di quanto riportato nel documento “Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro” sottoscritto il 14/03/2020 ed integrato con i vari provvedimenti successivi, di seguito si riportano per punti le ulteriori misure di contrasto e contenimento adottate da SpazioTu di H.B. Cattolica srl.
In ogni civico aziendale sono presenti cartelli segnalatori e dépliant con le prescrizioni dell’ Autorità (Misure igienico sanitarie a seguito del DPCM del 04/03/2020 del Ministero della Salute);

1. INFORMAZIONE:
· È fatto obbligo ad ogni coworker di rimanere al proprio domicilio in presenza di febbre (oltre 37,5°C) o altri sintomi influenzali e di chiamare il proprio medico di famiglia e/o l’autorità sanitaria;

2. MODALITA’ DI INGRESSO AL COWORKING
· L’accesso e la permanenza negli spazi comuni di SpazioTu sarà consentito solo indossando la mascherina protettiva (mentre è raccomandato l’utilizzo dei guanti) e mantenendo la distanza di sicurezza di 1mt fra le persone.
· Le porte di ingresso saranno aperte secondo i normali orari di segreteria (8.30 – 18.30 Lun/Ven) ma tutti i coworker potranno accedere al proprio box privato tramite badge in qualsiasi orario, in totale autonomia.

3. ACCESSO AL PUBBLICO ESTERNO/MODALITA’ DI CONSEGNA DELLA POSTA
· SpazioTu al fine di evitare assembramenti adotterà comportamenti atti a calmierare l’accesso del pubblico esterno. La permanenza delle persone nelle zone di transito e nelle aree comuni dovrà essere limitata allo stretto necessario e sempre indossando la mascherina protettiva.
· I fattorini dei servizi postali non consegneranno più i pacchi direttamente in reception ma li lasceranno nell’apposito spazio creato al civico 123.

4. PULIZIA E SANIFICAZIONE IN AZIENDA
· La pulizia e la sanificazione degli ambienti comuni vengono effettuati da ditte specializzate e dal personale di SpazioTu, dotato di: disinfettante, guanti e mascherina

5. PRECAUZIONI IGIENICHE PERSONALI
· Al civico 123 (ma a disposizione anche degli altri civici) è garantita la presenza di detergenti disinfettanti per le mani e per le superfici.
Protocollo Coronavirus SpazioTu 04052020 2
· Si richiede ad ogni coworker di lavare spesso le mani con acqua e sapone o con soluzione alcolica disinfettante e di sanificare le superfici con cui entra maggiormente a contatto;
· Per l’utilizzo della stampante e del distributore automatico è obbligatorio l’utilizzo dei guanti.

6. DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE
· La nostra è una realtà in cui ogni coworker ha il proprio box privato, in perfetto isolamento, e lavora in totale indipendenza e sicurezza. All’interno del box ufficio il rispetto delle normative è demandato ai coworker stessi. · Per quanto riguarda gli spazi comuni (bar e zona lounge) è necessario mantenere la distanza di almeno 1 metro tra le persone e di indossare la mascherina.

7. GESTIONE SPAZI COMUNI E SALE
· A mero scopo cautelativo la sala conferenza e la sala riunioni saranno tenute chiuse al pubblico esterno fino a data da destinarsi.
· Il loro eventuale utilizzo da parte dei coworker sarà consentito (a capacità ridotta) solo quando queste fossero funzionali a garantire la sicurezza dei clienti ospiti.
· L’accesso al bar è consentito per un massimo di 2 persone alla volta.
· Servizio di stampante regolarmente attivo nella zona lounge fruibile solo con l’utilizzo di guanti.
· Sono sospesi i servizi di Membership e di utilizzo di postazioni condivise.

8. ORGANIZZAZIONE AZIENDALE DIPENDENTI DI SPAZIOTU
· I nostri dipendenti adottano tutti i presidi di sicurezza necessari (mascherina, guanti, pulizia e sanificazione del proprio banco di lavoro al cambio turno) e lavorano a turnazione senza sovrapposizione di orario, anch’essi in ufficio isolato schermato da vetro e utilizzando email e telefono come mezzo di contatto con i coworker.

9. GESTIONE ENTRATA DEI COWORKER
· Prima di accedere a SpazioTu è fatto obbligo a chiunque di dichiarare la presenza di eventuali condizioni di pericolo (sintomi di influenza, temperatura, provenienza da zone a rischio, contatto diretto con persone dichiarate ufficialmente positive al virus nei 14 giorni precedenti, ecc.) per le quali le Autorità hanno imposto di rimanere presso il proprio domicilio, informando il medico di famiglia, l’Autorità sanitaria e lo Staff di SpazioTu (tramite a info@spaziotu.com mail o telefono +39 331 8851434 ).

10. SPOSTAMENTI INTERNI
· Gli spostamenti all’interno di SpazioTu devono essere limitati al minimo indispensabile e nel rispetto delle indicazioni aziendali;

I Coworking in Italia nel 2019 sono cresciuti. Sono nati 40 nuovi spazi condivisi raggiungendo la media è di 1 Coworking ogni 84.000 abitanti

Coworking in Italia nel 2019 sono cresciuti. Stando ai numeri di Italian Coworking con la sua ICS 2019. Sono infatti nati 40 nuovi spazi nella penisola superando quota 700. Il numero è davvero interessante se si pensa che appena 10 anni fa, nel 2010, se ne contavano appena una decina.
La media è di 1 Coworking ogni 84.000 abitanti.

L’area con maggior diffusione è il Nord Ovest che con 252 spazi condivisi rappresenta il 36% dei Coworking in Italia nel 2019.
A seguire il Nord Est con 173 spazi condivisi, il centro con 145, il Sud con 93 e le isole con 41. Se entriamo nel dettaglio la regione che recita la parte del leone è la Lombardia con 184 Coworking, a seguire Veneto, Emilia Romagna e Lazio.

 

 

 

Il Coworking in Italia 2019: città o provincia?

A un primo avviso potrebbe sembrare un fenomeno che riguarda i grandi centri urbani ma è un fenomeno piuttosto variegato. Milano con 91 Coworking e 1 spazio ogni 14mila abitanti guida la particolare classifica. Al secondo posto Roma con 5 Coworking, 1 ogni 45mila abitanti e al terzo posto Torino con 24 Coworking, 1 ogni 36mila abitanti, che nel 2019 si mostra una realtà piuttosto dinamica nel 2019 con diverse nuove aperture.

Ma sono i piccoli centri a sorprendere. Infatti 1 Coworking su 4 ha sede in centri urbani al di sotto dei 50mila abitanti e la metà di questi opera in comuni al di sotto dei 20mila. Non è difatti un caso che regioni come Veneto ed Emilia Romagna dove non sono presenti gossi agglomerati urbani siano invece le realtà più dinamiche del territorio e viaggino con una media di 1 Coworking ogni 60-65mila abitanti.

 

Coworking in Italia: una realtà variegata

 

Come abbiamo detto le statistiche sul Coworking in Italia nel 2019 ci mostrano una realtà piuttosto variegata. Si va da aziende strutturate e focalizzate sul business del Coworking ad aziende che usano il Coworking come un aspetto accessorio del proprio business. Si va da spazi ristretti sotto i 100 mq a strutture oltre i 1000 mq.
Da questo punto di vista l’interpretazione italiana del Coworking è piuttosto fantasiosa e risponde a esigenze diverse sul territorio nazionale. Dal sociale ai laboratori, dagli studi professionali ai Coworking rurali.

 

Coworking – redditività

 

 

Nel complesso sono il 39% dei Coworking ad essere in attivo e il 17% in perdita. Le aziende giovani sono quelle che ovviamente soffrono i costi di avviamento. Infatti fra le neonate nel 2017-2018 solo il 21% è in attivo, percentuale che migliora al 44% per le nate nel 2015-2016 e addirittura al 53% per quelle nate nel 2011-2014 con una percentuale appena del 10% delle aziende in perdita.
Ma il discorso cambia ancor più se lo rapportiamo alla superficie. Le aziende che gestiscono Coworking con spazio superiore ai 1000 mq sono al 92% in attivo e al 8% in pareggio. Zero perdite. Il zero perdite viene anche registrato per le aziende che gestiscono superfici sotto i 100 mq dove però la maggior parte è in pareggio con il 63% e il 37% in attivo.
Le categorie di mezzo sono quelle che soffrono maggiormente e in particolare quelle che sono fra i 600 mq e 1000 mq dove si registra la maggior percentuale di aziende in perdita che è del 30% e appena 30% in utile, quasi a testimoniare che o si fa il salto e si diventa una grossa azienda in grado di creare quella massa critica in grado di ammortizzare i costi di gestione o se no, si rischia di rimanerne soffocati.

 
I risultati del Coworking professionale

Infatti ne è dimostrazione il sottoinsieme di quelle aziende che sono focalizzate sul Coworking. In questo caso che gestisce superfici superiori ai 1000 mq è al 100% in attivo.Lo stesso discorso vale per le superfici piccole intorno ai 100%. La categoria più bastonata è quella che gestisce superfici tra i 601-1000 mq dove non ci sono aziende che fanno utili e al 33% sono in perdita.
L’area geografica dove ci sono le aziende più profittevoli è il Nord-ovest dove al 48,48% fanno utili e appena il 9,09% è in perdita. Il Nord-Est presenta un sostanziale equilibrio con aziende al 40% in utile e al 19% in perdita. Centro, Isole e Sud hanno invece percentuali più alte in temine di perdite e più basse come utili.

La mappatura fornita da Italian Coworking ci da idea di un’Italia che usa il Coworking, che lo apprezza come soluzione ma che in molte aree lo usa come strumento finalizzato a contenere i costi e non come vero e proprio strumento di sviluppo economico del territorio.

 

Fonte: Rent or Share ( https://www.rentorshare.net/i-numeri-del-coworking-in-italia-nel-2019/ )

Il lavoro, più di qualsiasi altra attività umana, rappresenta perfettamente la forte attrazione del nostro cervello per le situazioni stabili. Ci siamo evoluti cercando di allontanare il più possibile le minacce, tanto che le incertezze ci creano sempre spiacevoli condizioni di malessere.

Pertanto, la mente ama (follemente?) gli schemi ricorrenti, a tal punto da farci rinchiudere cognitivamente dentro routine noiose, ma che al tempo stesso ci tranquillizzano. In sostanza, viviamo (e ci piace che sia così) con l’illusione del controllo sul tempo presente, perché, in fin dei conti, lo sforzo di proiettarci nel futuro andrebbe a rompere l’equilibrio che (a fatica) abbiamo conquistato.

Poi, quando la “preziosa” zona di comfort va a farsi benedire, ecco che il cervello, con gli stessi meccanismi di protezione, va alla ricerca di altre nostre identità (secondarie?) per far quadrare di nuovo tutto. Si tratta di automatismi a volte lenti, ma che comunque si innescano immediatamente.

Ho messo alla prova questi sistemi quando, alla soglia dei cinquantanni, mi sono reso conto che la mia professione di pubblicitario non collimava più con gli obiettivi di auto-realizzazione cui aspiravo. Ovviamente, ciò non è successo da un minuto all’altro, nel senso che il “disegno”, sebbene latente, stava prendendo forma attraverso “passate di colore” successive, ma è stata la decisione istantanea, e forse in larga parte inconscia, a far “saltare il banco”.

Così, tirata la riga sul percorso professionale fin lì svolto, ecco che sono letteralmente sprofondato sul divano, insieme a tre domande:

  • Come pagherò le bollette?
  • Cosa so fare?
  • Cosa potrei fare?

Non nascondo che in quel momento di affanno o, meglio, di iperventilazione, la maggiore difficoltà è stata quella di riuscire a dare un ordine ai pensieri, alle azioni e, non da ultime, alle emozioni.

Ho fatto un elenco di cose piacevoli

Si sa, il lavoro occupa gran parte delle nostre giornate, e per questo motivo ci preclude un sacco di attività che rimandiamo sistematicamente sine die.

Si tratta di cose spesso banali e a costo zero il cui prezzo, però, lo determina il tempo. Ora, che mi ero liberato dai vincoli temporali, ho cominciato a fare jogging in orari “da pensionati”, ho letto una quantità inverosimile di libri (quelli che di solito accumulano mesi di polvere sul comodino), ho ripreso la macchina fotografica e immortalato con “occhio ghirriano” i paesaggi distanti non più di un chilometro da casa mia.

In tutto questo, cosa c’era di funzionale all’obiettivo di “rimettermi in partita”? Nulla o quasi nulla, ma il mio umore è migliorato. E quando siamo felici vediamo meglio il mondo, comprese le sue opportunità.

Ho collegato tutti i puntini

Se da un lato è semplice sapere chi siamo (sociologo -sic!-, architetto, ingegnere, etc.), è assai molto più complicato renderci conto di ciò che sappiamo fare. Infatti, cosa sapevo fare?

La prima risposta (automatica) è “Non so fare niente”. Subito dopo, e questo è il lavoro più duro, occorre “infilarsi gli stivali” e cominciare a cercare in mezzo al fango.

Nel mio caso, ma credo di poter dire che sia così un po’ per tutti, non riuscivo a dare un valore alle abilità che stavano a corollario della mia mansione principale (o ufficiale). Allora, materialmente (nel senso autentico del termine) ho messo nero su bianco le azioni giornaliere che mi avevano accompagnato per anni: parlare, raccontare, convincere, rappresentare.

Sembrerà una faccenda dozzinale, ma quella sequenza mi ha fatto vedere delle relazioni forti e come esse stesse formassero una rete di connessioni “spendibili”. Eureka! Avevo molte skill del formatore e non lo sapevo.

Ho creato il mio marchio personale

Le cose esistono solo quando è possibile attribuire loro un nome, un’immagine, una storia. In questo senso ho capito che se volevo giocarmi le mie opportunità dovevo diventare un brand.

Ho cominciato a “raccontarmi” sul blog, ho iniziato a tessere relazioni “sociali sui social”, ho messo a disposizione (Creative Commons sempre siano lodate) le mie risorse. Insomma, ho fatto tutto quello che dovrebbe fare un marchio quando si vuole posizionare nella mente dei suoi potenziali clienti. Ciò mi ha permesso di vedere oltre quello che ritenevo essere l’orizzonte.

Ho portato il mio contributo, in alcuni casi anche gratuitamente, a conferenze, convegni, workshop con lo scopo principale di allagare il mio portafoglio di relazioni. Parafrasando un antichissimo adagio, soprattutto oggi grazie ai collegamenti planetari, “il mondo è piccolo, la gente mormora” e, di conseguenza, la ruota riparte.

Ho cancellato dal mio vocabolario la parola “impossibile”

Quando ci si rimette in gioco, è indispensabile saper cogliere le opportunità anche quando sembrano esserci solo dei problemi.

Per fare un esempio, le mie primissime formazioni hanno riguardato esclusivamente l’insegnamento delle tecniche più efficaci per “realizzare delle presentazioni che spaccano” (detto fra noi, è ancora la cosa su cui investo gran parte del mio tempo), poi mi è stato chiesto se ero in grado di ampliare il novero dei miei argomenti.

Sempre la solita (maledetta) zona di comfort mi consigliava di “stare nel mio” e, conseguentemente, di declinare l’offerta, poi (ecco l’importanza di vedere come collegare i puntini) ho strutturato corsi su argomenti che erano già nelle mie corde: public speaking (è uno dei capisaldi delle presentazioni multimediali), relazione con il cliente (le slide non sono mai fini a loro stesse, ma vengono fatte strategicamente per vendere un prodotto, un servizio, un’idea), negoziazione e problem solving (il senso di un cosiddetto “PowerPoint” è sempre quello di fornire un metodo e una soluzione).

Ora, non so se il mio personalissimo viaggio dell’eroe abbia raggiunto la sua Itaca definitiva. Di certo, non escludo di salpare di nuovo. Anche quando tutti sconsiglieranno di farlo perché il mare è in tempesta.

FONTE: Sergio Gridelli ( https://www.sergiogridelli.it/2020/02/16/reinventarsi-certa-eta/ )

Quello che stiamo vivendo sarà il più grande esperimento del mondo di smart working. Lo ha detto Bloomberg, lo confermano gli esperti. «Superata la paura del Coronavirus, resterà una lezione per le aziende: il telelavoro ha grandi vantaggi e sarà adottato sempre più». Domenico De Masi è un attento osservatore della nostra società. Professore emerito di Sociologia del lavoro all’università La Sapienza di Roma, 82 anni, pioniere e visionario, è stato il primo in Italia a credere nel telelavoro. Trent’anni fa ha fondato la Società Italiana Telelavoro (Sit), senza scopo di lucro. Era convinto che il fenomeno partisse subito, invece il nulla. Poi è arrivato Internet. E ancora nulla. O meglio:

«GRAZIE ALLA RETE, TUTTI TELELAVORIAMO IN VACANZA, SUI TRENI, NEL TEMPO LIBERO. MA NON LO USIAMO COME DIRITTO».

De Masi si è battuto per far approvare una serie di leggi, togliere gli intoppi burocratici, progredire. Sono passati molti anni dalle sue prime battaglie. Il telelavoro è diventato smart working, e oggi c’è un Osservatorio del Politecnico di Milano che lo studia e lo osserva («Ma sei anni fa quando siamo partiti ci guardavano come alieni» commenta l’ufficio stampa). L’Italia ha una legge tra le più avanzate in Europa (legge 81 del 2017). Gli smartworker, ossia quei lavoratori dipendenti che godono di flessibilità e autonomia nella scelta dell’orario e del luogo di lavoro, sono ormai circa 570mila. Diffuso soprattutto nelle grandi aziende (è una realtà nel 58% dei casi), il lavoro agile piace e conquista tutti. Il 76% degli smartworker è soddisfatto. «Su centinaia di migliaia di telelavoratori, dopo tre mesi di prova, nessuno ha voluto tornare indietro» commenta De Masi.

Partiamo da una sua definizione. Telelavoro significa?

«Lavorare da ovunque»

La filosofia alla base?

«Da un’organizzazione di processo, in cui io capo controllo te dipendente in ogni momento, si deve passare a un’organizzazione di obiettivo, in cui si valutano i risultati. Hai un lavoro da portare a termine entro un tempo stabilito. Che tu lo faccia a casa, al bar, di notte o all’alba o aiutato da qualcuno, a me non deve interessare. Eppure l’Italia resta indietro rispetto all’Europa».

Perché in Italia non attacca?

«Primo: perché c’è una resistenza patologica al cambiamento. Secondo: per quella che io chiamo la Sindrome di Clinton. I capi vogliono avere i loro dipendenti a portata di mano, così come Clinton voleva avere la sua stagista nella porta a fianco. È una sorta di erotismo che prescinde dall’erotismo vero e proprio. Se gli togli il dipendente sottomano, il capo si sente depauperato».

Cosa succederà secondo lei?

«Abbiamo bisogno delle “pestilenze” per capire i numerosi vantaggi del telelavoro che conosciamo tutti benissimo».

Facciamo un ripasso. I vantaggi per il lavoratore?

«Risparmio di tempo (c’è chi butta via due ore di viaggio ogni giorno), risparmio di soldi (benzina, biglietti di treni, aerei, metro). Risparmio del pericolo di incidenti lungo il percorso. Più tempo per se stessi, per famiglia, amici, vicini di casa. Si decide dei propri orari, si conciliano interessi e propensioni. Si lavora in autonomia, per risultati».

Aumenta anche la produttività?

«Sì. È scientificamente dimostrato. Uno studio del 2015 dell’Università di Stanford ha rivelato che la produttività tra i dipendenti dell’agenzia di viaggi cinese Ctrip era aumentata del 13% con il telelavoro. In Italia secondo le mie stime, si resta in ufficio over time almeno due ore in più al giorno. E non sono retribuite. In Germania alle 17 sono tutti fuori ufficio. Lavorano 1.400 ore l’anno. In Italia lavoriamo 1.800 ore l’anno. Una follia. La cosa interessante è che lavorando 1.400 ore hanno una produttività maggiore del 22%. Perché avere molto tempo per lavorare rilassa, tutto diventa più tranquillo, si va al bar, non si lavora in modo organizzato. Ma c’è anche qualcosa di più romantico…».

Cosa?

«Ero un amico personale di Sartre. Che non avrebbe mai scritto tutto quello che ha scritto se avesse lavorato chiuso in un ufficio. Lavorava dal Cafè de Flore a Parigi, vedeva ogni giorno facce diverse e la sua produttività era al massimo».

Vantaggi per le aziende?

«Il posto di lavoro costa. Spazio, affitti, mobili, riscaldamento. Chi adotta il telelavoro ha meno costi. Personalmente ho eliminato l’ufficio e risparmiato 10mila euro al mese. Si riduce anche la conflittualità tra le persone. Si inducono i capi a organizzarsi per obiettivo: e questo è un enorme passo avanti. Poi ci sono i vantaggi per la comunità…».

Quali?

«MENO INQUINAMENTO, MENO RUMORE, MENO TRAFFICO, MENO SPESE PER LE MANUTENZIONI STRADALI. CI GUADAGNANO TUTTI».

«Non c’è un motivo valido per non accettare il telelavoro se non che siamo così assuefatti a questo modo di lavorare e a fare chilometri per recarci in ufficio che la possibilità di non farlo ci sembra impensabile. Poi ci sono attrattive: l’azienda è anche un luogo erotico, è un diversivo rispetto alla famiglia e non c’è dubbio».

Ma il telelavoro è per tutti? C’è chi dice che la gente a casa si deprime o vive isolata…

«Si tratta di riorganizzarci, facendo combaciare la vita con il lavoro: ora sono due cose separate. Si va in un quartiere per lavorare e si torna in un altro quartiere per dormire. Finiamo per essere estranei in entrambi i quartieri. Mezza città è vuota di giorno e mezza di notte. Spese doppie e proliferazione dei costi. Se invece abbiamo un solo quartiere per casa e lavoro, ci radichiamo e finiamo per esserne parte integrante. Nascono nuovi rapporti con le persone del quartiere e si rivitalizzano le zone morte».

E le pause caffè, le chiacchiere alla macchinetta, il contatto umano?

«Personalmente esco a pranzo e a cena con i miei collaboratori. decido di vederli spesso e quando voglio. e loro fanno la stessa cosa con me».

Tutti i lavori sono telelavorabili?

«Sì, nel 70% dei casi. In Italia su 23 milioni di lavoratori, il 70% sono impiegati, manager, dirigenti, professionisti. Il numero di persone che possono telelavorare è aumentato enormemente. Certo, non può telelavorare un chirurgo, un medico, un pompiere o l’avvocato quando ha un dibattimento in aula. I magistrati da sempre si portano a casa il lavoro. Sono stati i primi».

Il telelavoro crea nuovi posti di lavoro?

«Secondo i miei calcoli, se i manager e i quadri uscissero in orario si recupererebbero 300mila posti. Perché oggi, restando di più in ufficio, lavorano al posto di altri. Ed è un lavoro non pagato».

Cosa possiamo fare nel nostro piccolo?

«Possiamo telelavorare. È un nostro diritto. Non esistono impedimenti giuridici. Occorre che il sindacato dell’azienda faccia un accordo con i datori di lavoro. Telelavoro per tutti o per metà del tempo o per gradi. O per le donne, ma qui c’è la vera controindicazione del lavoro».

Quale?

«Se a richiedere il telelavoro sono solo le donne, finiranno per avere il doppio ruolo in casa. Le donne dovrebbero pretendere che anche l’uomo faccia telelavoro, così da suddividere i compiti».

Che cosa immagina dopo questa emergenza?

«Posso fare una provocazione? Immagino che tutti si ammalino di Coronavirus, tutti siano costretti a telelavorare per venti giorni, che tutti guariscano felicemente e, avendo provato la bellezza del telelavoro, chiedano o propongano di telelavorare. Il futuro va verso questa direzione».

 

Fonte: Millionaire ( https://www.millionaire.it/smart-working-de-masi-lezione-per-le-aziende/?fbclid=IwAR2V3HuTzQndTVO1pnczTvaedMJHB5QyUfD4-Zw2rhkNK2_JS-7yRA73E3s )

In Giappone la settima lavorativa di appena 4 giorni fa impennare le vendite. In Italia ci sono 570mila smart worker che scelgono orario e luogo più adatti

 

La settimana corta alla giapponese ha fatto scuola. Nel paese del sol levante il colosso Microsoft ha fatto una piccola rivoluzione dove il culto del lavoro è proverbiale: settimana lavorativa di 4 giorni, dal lunedì e al giovedì e il risultato è eclatante con la produttività aumentata del 40%.
Come sede dell’esperimento, nell’ambito del progetto “Work-Life Choice Challange”, per promuovere un più sano equilibrio tra lavoro e vita privata, è stata scelta la sua sede di Tokyo, dove lo scorso agosto, i suoi 2.300 dipendenti hanno usufruito di tre giorni di riposo alla settimana. Ebbene, la produttività, misurata in termini di vendite per dipendente, è aumentata del 39,9% rispetto allo stesso mese del 2018.

Nell’ambito dello stesso progetto, Microsoft intende anche finanziare vacanze di famiglia per i dipendenti. «Lavora per un breve periodo di tempo, riposa bene e impara molto – sottolinea l’amministratore delegato di Microsoft Giappone, Takuya Hirano – Voglio che i dipendenti pensino e sperimentino come sia possibile ottenere gli stessi risultati con il 20% di tempo lavorativo in meno».

 

Chi lavora più ore in Europa? La classifica animata dal 1995 a oggi

L’esperimento ha rilevato benefici non solo in termini di produttività e felicità dei dipendenti: le assenze, durante la settima di 4 giorni, sono diminuite del 25% e il consumo di elettricità in ufficio è calato del 23%. È stato stampato il 59% in meno di carta e il 92% dei lavoratori ha detto di gradire la settimana corta.

E in Italia? I lavoratori dipendenti che godono di flessibilità e autonomia nella scelta dell’orario e del luogo di lavoro crescono e sono arrivati a quota 570mila in crescita del 20% rispetto al 2018 secondo l’osservatorio smart working del Politecnico di Milano

Un esercito di “smart worker” con un grado di soddisfazione e coinvolgimento nel proprio lavoro molto più elevato di coloro che lavorano in modalità tradizionale: il 76% si dice soddisfatto della sua professione, contro il 55% degli altri dipendenti; uno su tre si sente pienamente coinvolto nella realtà in cui opera e ne condivide valori, obiettivi e priorità, contro il 21% dei colleghi.

 Nel 2019 la percentuale di grandi imprese che ha avviato al suo interno progetti di smart working è del 58%, in lieve crescita rispetto al 56% del 2018. A queste percentuali vanno aggiunte un 7% di imprese che ha già attivato iniziative informali e un 5% che prevede di farlo nei prossimi dodici mesi. Del restante 30%, il 22% dichiara probabile l’introduzione futura e soltanto l’8% non sa se lo introdurrà o non manifesta alcun interesse. A fronte di questa crescita modesta, c’è da registrare un aumento di maturità delle iniziative, che abbandonano lo stato di sperimentazione e vengono estese ad un maggior numero di lavoratori: circa metà dei progetti analizzati è già a regime e la popolazione aziendale media coinvolta passa dal 32% al 48%.

 È tra le pubbliche amministrazioni che si registra la crescita più significativa: in un anno nel settore pubblico raddoppiano i progetti strutturati di Smart Working (passando dall’8% al 16%), dove il 7% ha attivato iniziative informali (l’1% del 2018), il 6% le avvierà nei prossimi dodici mesi. Le più avanzate sono le PA di grandi dimensioni, che nel 42% dei casi hanno già introdotto iniziative strutturate e nel 7% hanno attivato iniziative informali. Secondo le organizzazioni, i principali benefici riscontrati sono il miglioramento dell’equilibrio fra vita professionale e privata (46%) e la crescita della motivazione e del coinvolgimento dei dipendenti (35%). Ma la gestione degli smart worker presenta secondo i manager anche alcune criticità, in particolare le difficoltà nel gestire le urgenze (per il 34% dei responsabili), nell’utilizzare le tecnologie (32%) e nel pianificare le attività (26%), anche se il 46% dei manager dichiara di non aver riscontrato alcuna criticità. Se si interrogano gli smart worker, invece, la prima difficoltà a emergere è la percezione di isolamento (35%), poi le distrazioni esterne (21%), i problemi di comunicazione e collaborazione virtuale (11%) e la barriera tecnologica (11%).

 «Non è solo una moda, è un cambiamento che risponde alle esigenze delle persone, delle organizzazioni e della società nel suo complesso, e come tale è un fenomeno inarrestabile. La dinamica con cui sta crescendo nel nostro Paese tuttavia, non è abbastanza veloce – afferma Mariano Corso, responsabile scientifico dell’osservatorio smart working del Politecnico di Milano-. Per le pubbliche amministrazioni in particolare è necessario un rapido cambio di passo soprattutto per non perdere l’opportunità di migliorare la motivazione delle proprie persone e per attrarre nuovi talenti, soprattutto in relazione alla necessità di sostituire circa il 15% del personale nei prossimi 3-4 anni».

La sperimentazione a Mantova

Più tempo a disposizione per la famiglia, meno inquinamento nell’aria (sino a 42 tonnellate di anidride carbonica) e risparmio di denaro per lavoratori e aziende. È il risultato della sperimentazione di smart working condotta dal comitato imprenditoria femminile della Camera di Commercio di Mantova in collaborazione con Ats, Regione e Comune di Mantova. Una sperimentazione durata tre anni coinvolgendo 21 imprese di varie dimensioni e 250 persone, risulta che per ogni giorno di lavoro fuori dall’ufficio nel triennio, ciascun dipendente ha guadagnato mediamente 56 minuti di tempo, pari a quasi 45 ore di tempo vita in un anno.

E tutto questo tempo risparmiato è stato reinvestito per il 69% nella famiglia, nel tempo libero e nello sport, per il restante 31% nel lavoro. Grazie ai chilometri non percorsi (più di 304mila km) anche l’aria di Mantova e del suo hinterland è stata meno inquinata. Sono state, infatti, evitate emissioni pari a 42 tonnellate di anidride carbonica per il cui assorbimento sarebbe stata necessaria l’attività di 2.792 alberi. Sotto il profilo economico questo si traduce in un risparmio complessivo, per tutti gli smart workers coinvolti nei tre anni, di 780mila euro, pari a una media di 22 euro al giorno risparmiato (tra spese di trasporto, servizi scuola, baby sitting altro). E anche il beneficio economico per le  aziende è stato stimato in 513 euro all’anno risparmiati per ogni smart worker coinvolto, ottenuto grazie al tempo  re-investito e alla maggiore concentrazione che porta a una  maggiore produttività.

FONTE: La Stampa (https://www.lastampa.it/cronaca/2020/02/13/news/diminuendo-le-ore-in-ufficio-cresce-la-produttivita-cos-e-lo-smart-working-e-perche-le-aziende-iniziano-ad-adottarlo-1.38464517 )

 

Martedì 19 Novembre 2019 alle 19.00 a SpazioTu.

RADOFF è una startup innovativa che ha sviluppato una serie di dispositivi per il monitoraggio del gas radon, altamente nocivo e cancerogeno, e l’unico sistema da appartamento (Radoff Life) che permette anche di bonificare gli ambienti da questo contaminante. Solo in Italia esistono 18,6 milioni di edifici potenzialmente a rischio radon (Fonte: Sole24Ore). A livello mondiale, questo gas, incolore e inodore, è considerato il contaminante radioattivo più pericoloso negli ambienti chiusi.

E’ arrivata una cartolina da Londra (ma anche da New York).
Il mittente è ormai un volto familiare nel mondo di SpazioTu: Letizia Perazzini!
Vi vuole informare che i suoi corsi ripartiranno a breve!

Dove?

Nella nostra sala riunioni!

Quando?

A partire dal 10 Ottobre, 18 lezioni per due livelli differenti: elementary + e low-intermediate.

Contatta Letizia per scoprire tutti i dettagli su questo nuovo ciclo di corsi o passa a SpazioTu a chiedere informazioni.

La prossima cartolina la aspettiamo da parte tua!!

Il 20 Settembre 2019 uscirà su Netflix la docu-serie “Inside Bill’s Brain”, basata sulla vita privata e lavorativa di Bill Gates.

Un personaggio che è una fonte di ispirazione per gli imprenditori di tutto il mondo, una persona capace di partire con un piccolo progetto nato in un garage insieme a due amici fino ad arrivare ad essere l’essenza del progresso e della rivoluzione tecnologica (al pari di Steve Jobs).

Speriamo che un giorno, le tante idee che vediamo nascere nel nostro coworking, possano essere ricordate come i primi passi di progetti rivoluzionari come quelli di Mr. Microsoft.

Da dove cominciare? Magari prendendo spunto dalle sue 15 frasi più significative.

 

  1. «Se avessi avuto qualche idea del traguardo, non credi che l’avrei attraversato anni fa?»
  2. «Ho avuto un sacco di sogni quando ero un ragazzino, e penso che gran parte di ciò sia nato dal fatto che ho avuto la possibilità di leggere molto».
  3. «Scelgo una persona pigra per fare un duro lavoro. Perché una persona pigra troverà un modo semplice per farlo».
  4. «La vita non è giusta, abituatici!»
  5. «Il mondo non si preoccuperà della tua autostima. Il mondo si aspetta che tu realizzi qualcosa PRIMA che ti senta bene con te stesso».
  6. «Le persone hanno sempre paura del cambiamento. La gente ha temuto l’elettricità quando è stata inventata, no?»
  7. «Sopravvalutiamo sempre il cambiamento che si verificherà nei prossimi 2 anni e sottostimiamo il cambiamento che si verificherà nei prossimi 10 anni. Non lasciamoci cullare dall’inazione».
  8. «Dobbiamo investire un sacco di soldi per cambiare i comportamenti».
  9. «Rimango sempre colpito ripetutamente da quanto importante sia la misurazione per migliorare la condizione umana».
  10. «I tuoi clienti più infelici sono la tua più grande fonte di apprendimento».
  11. «La pazienza è un elemento chiave del successo».
  12. «Il successo è un cattivo maestro. Seduce le persone intelligenti a pensare di non poter perdere».
  13. «Va bene celebrare il successo, ma è più importante prestare attenzione alle lezioni di fallimento».
  14. «Per vincere alla grande, a volte devi correre dei grossi rischi».
  15. «In realtà il nostro successo è basato sulle partnership che scegliamo all’inizio».

 

L’ESTATE STA FINENDO

“L’estate sta finendo, un anno se ne va”
Così cantavano i Righeira nel lontano 1985 lanciando un vero e proprio tormentone.
Anche oggi, come ogni anno giunti in questo periodo, quel brano viene rispolverato e riecheggia nell’aria settembrina lasciando un sapore agrodolce.
“In spiaggia di ombrelloni non ce ne sono più”
E così, mentre Johnson canta questa frase, i bagnini della riviera iniziano a pulire e sistemare gli stabilimenti balneari mentre i clienti tornano alla vita di tutti i giorni.
E’ “il solito rituale” di una stagione che ci dona momenti di puro relax ma che poi, in queste settimane, ci saluta lasciandoci da soli con i nostri bei ricordi.
La canzone inizia con un accordo in maggiore, di conseguenza allegro ma, vuoi il testo, vuoi quel sax dal sapore retrò, dietro a quei 3 minuti e mezzo c’è un mondo di sorrisi malinconici.
Ma arrivare a settembre è davvero un dramma?
L’estate ha un sapore speciale proprio perché è breve ed intensa ma la vita quotidiana non è da meno.
Pensiamoci bene: oltre al sole e al mare, cosa rende questa stagione unica? A mio avviso, la compagnia e la condivisione dei bei momenti.
Un’estate in “solitaria” sarebbe un’estate vuota.
Noi, nel nostro coworking, abbiamo il vantaggio di essere circondati da diverse persone e da poter interagire e condividere con loro tantissime esperienze ed opinioni, che sia inverno, autunno, primavera o estate.
Incontrare molta gente e creare legami può essere decisamente un rimedio alla malinconia vacanziera.
I Righeira scrissero quel pezzo pensando ad un adolescente alle prese con il rientro a casa dopo un amore estivo.
In realtà tutti, grandi e piccini, si possono immedesimare nella frase “una fotografia, è tutto quel che ho, ma stanne pur sicura, io non ti scorderò”.
Non ci si scorda dei bei momenti insieme, si appendono le foto al muro e si ricomincia, con un sorriso che viene fuori quando le fissiamo, mentre il giro di sax ci accompagna verso la fine del brano… e dell’estate.

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Il marketing è sempre stato chiaro sul valore della conversazione quando si entra in relazione con l’utente per guidarlo verso l’acquisto. Dalle visite porta a porta, attraverso le persuasioni degli assistenti in negozio, allo scambio attuale tra azienda e cliente attraverso i social network, tutte queste interazioni sono basate sul potere del dialogo.
Tuttavia, negli ultimi anni l’irruzione della tecnologia ha raffreddato un po ‘questo processo di comunicazione: troviamo siti web distanti, moduli automatizzati o risposte impersonali. Proprio quello che il marketing conversazionale mira a stabilire è un rapporto più stretto con il cliente attraverso conversazioni umane personalizzate o tramite robot intelligenti o chatbot.
A partire dal 2010, molti di questi chatbot sono decollati (come Siri di Apple, Alexa di Amazon o Cortana di Microsoft, ma anche altri assistenti virtuali specializzati nel fornire informazioni sul traffico, l’astrologia o la storia di un paese, ad esempio). Infatti, nel 2016 l’uso degli assistenti conversazionali è stato raddoppiato, sia per voce che per testo, rispetto al 2015. La loro espansione ha a che fare con i buoni risultati raggiunti: in breve, convertono molto più.

Vantaggi della conversazione automatica di un chatbot

  1. IMMEDIATO. Dove, come e quando vuoi: l’utente può accedere alle informazioni fornite dal chatbot in qualsiasi momento. La disponibilità è costante. Connette il venditore al cliente istantaneamente, il che dà velocità ed efficienza al processo.
  2. VENDITA. Lo scambio avviene in tempo reale, il che consente al cliente di avanzare nel processo di acquisto se è stato interrotto a causa della mancanza di dati. Inoltre, il chatbot cercherà di recuperare la comunicazione con quegli utenti che hanno mostrato interesse per il prodotto o il servizio e li incoraggerà a completare l’acquisto.
  3. PERSONALIZZATO. Chiamare qualcuno con il loro nome o usare le informazioni precedentemente memorizzate per contestualizzare la conversazione è la chiave per stabilire una comunicazione più stretta con il cliente. In questo modo viene migliorata l’esperienza dell’utente, che diventa memorabile e unica.
  4. SCALABILE. Il marketing conversazionale tramite gli assistenti virtuali consente di ridimensionare e ottimizzare il processo di comunicazione. Un chatbot è in grado di contenere dozzine, centinaia o migliaia di conversazioni contemporaneamente.
  5. IMMAGINE. Un chatbot può contribuire a creare un’immagine di marca specifica, se l’assistente virtuale è dotato di personalità. Può essere divertente, audace o serio, e questo aiuta anche ad autenticare e fidarsi della conversazione e del processo di vendita.

    Fonte: https://www.adaoncloud.com/it/blog/2019/07/05/che-cose-il-marketing-conversazionale-e-perche-e-importante/

Diciamoci la verità: le casse audio, a parte qualche raro caso, hanno tutte un aspetto anonimo e grigio. Nulla da dire sulla qualità, ma l’aspetto estetico lascia molto a desiderare. Inoltre i materiali con cui vengono realizzate sono prevalentemente plastici, dunque altamente inquinanti sia in fase di realizzazione, sia soprattutto in fase di eventuale smaltimento a fine vita. Ma il panorama delle casse è destinato ad essere travolto da una rivoluzione in termini di design e questa rivoluzione si chiama Soundpotai.

Soundpotai è una sound box, una cassa acustica se dovessimo tradurre in italiano, che ha una particolarità che la rende unica: è realizzata interamente in cartone. Ma non è tutto: può essere utilizzata anche come sgabello, sedia, poggiapiedi e chi più ne ha più ne metta. Se la si usa come sedia, inoltre, si viene letteralmente investiti dalle onde sonore della musica che stiamo ascoltando. Delle vere e proprie good vibes che salgono dal basso e vanno a diffondersi su tutto il nostro corpo, regalandoci un contatto diretto e immediato con la musica.

Il design è proprio quello di una scatola di cartone, ma si possono scegliere diversi motivi grafici con cui Spundpotai può essere decorata, rendendola perfetta come oggetto di design da posizionare nel nostro salotto oppure nelle camere dei nostri figli.

“Soundpotai è una rivoluzionaria cassa audio Bluetooth, come non hai mai visto né sentito prima: un’esperienza audio innovativa. È realizzata in cartone multistrato extra resistente, così resistente da poterci sedere! La tecnologia HI-FI all’interno, insieme alla sua forma speciale e al materiale stesso, sono in grado di replicare lo stesso principio sonoro degli strumenti musicali acustici. Esattamente! Grazie alle sue vibrazioni, Soundpotai diffonde nell’aria un suono pulito e naturale come fa la cassa di una chitarra. La cosa bella è che nella tua stanza sentirai un suono diffuso e pieno senza indovinare la sua origine, anche se ci si sarà seduti sopra. Puoi usarlo come oggetto di design, un vero e proprio complemento d’arredo per la tua casa”.

Alle spalle di Soundpotai c’è un team di startupper e creativi italiani che hanno lanciato una campagna di crowdfunding su Indiegogo con un obiettivo ambizioso: raccogliere in un mese 30.000 euro dagli utenti. La versione super early bird è acquistabile al costo di 138 euro (il 40% in meno rispetto a quando andrà sul mercato) e verrà consegnata ad ottobre 2019 ed è disponibile in due taglie: Large 40x40x40 (cm) e Medium 33x33x33 (cm).

 

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FONTE; https://www.greenstyle.it/soundpotai-la-cassa-di-cartone-che-unisce-eco-design-e-audio-di-alta-qualita-301606.html?fbclid=IwAR3smXEZBC3XmqgfJuSXFlNROxHQaMYNUdeYe4C8X5R-0yghqQH6kAV4y98

E’ sempre un dispiacere per noi di SpazioTu vedere uno dei nostri coworker lasciare la propria postazione.
Il format del coworking però prevede anche questo ed è normale avere un via-vai di clienti (termine che non ci piace usare, non lo consideriamo corretto).
La domanda che poniamo ogni volta è “come mai lasci SpazioTu?”.

Le risposte sono molteplici e, stranamente, sono motivo di orgoglio per noi… a breve ci arriveremo.

Apparentemente non è una strategia di marketing vincente quella pubblicizzarci tramite un’azienda (o privato che sia) che decide di lasciare SpazioTu, sarebbe utile fare invece un analisi sul perché ci scelgono.
Tuttavia, ogni grande società cerca di limare i propri difetti e risulta quindi utile studiare ogni dettaglio come quello della “perdita dei clienti”.

Una piccola percentuale di coworker, quelli che in origine erano stati mandati dalla propria azienda a lavorare in esterna, quindi in un’altra città (per permettere al singolo di non allontanarsi da casa), vengono richiamati, alla fine del periodo, alla casa madre (e costretti, purtroppo, al trasloco).
Questo fattore non giova né a SpazioTu né al singolo, poiché non dipende da problematiche dirette e risolvibili ma è semplicemente una logica conseguenza a politiche interne delle società.

Ma tralasciando questi dati statistici e l’ambito del marketing e delle politiche aziendali, perché il più delle volte siamo contenti quando i coworker decidono di spostarsi?

Perché i nostri uffici sono generalmente la “prima casa” di piccole start-up e di imprenditori che stanno provando a percorrere una strada personale. Quando questi ci lasciano lo fanno perché hanno preso ufficialmente il via e sono ormai in grado di potersi permettere uno stabile interamente dedicato alla propria attività.

E’ vero, non è una regola scritta ma, nella maggior parte dei casi, abbiamo assistito ad una crescita esponenziale dei progetti all’interno del nostro coworking e questo ha portato a questa logica conseguenza.

Dunque, ‘nonostante l’apparenza, quando qualcuno lascia il nostro “nido” è sinonimo di ottimo lavoro e questo è per noi motivo di grande soddisfazione.

Quanta differenza c’è tra il coworking ed il lavoro da casa? E rispetto ad un classico ufficio?
Abbiamo preso 14 elementi determinati per la scelta di un ambiente lavorativo e li abbiamo messi a confronto in un grafico.

Analizziamoli punto per punto:

 

 

PREZZO

Il lavoro da casa qui è ovviamente il più vantaggioso dei tre non avendo costi di affitto, i quali invece devono essere sostenuti nel caso di un ufficio tradizionale o di uno in un coworking.
Il coworking però ha costi decisamente più accessibili rispetto all’ufficio standard.

 

DESIGN
Questo è un fattore che ovviamente può variare a seconda della struttura ma abbiamo usato il criterio del “colpo d’occhio per il cliente”.
Un ufficio tradizionale generalmente è spoglio e privo di un design particolare.
La propria casa è, forse, il peggior ambiente per accogliere un cliente.
Il coworking ha invece, quasi sempre, un design ed un’architettura studiata fino ai minimi dettagli.

 

ASPETTO HALL
Questo è un fattore che va di pari passo al design.
L’unica differenza con il fattore precedente è che l’ufficio tradizionale, non avendo la Hall, è da considerare in ugual misura al lavoro da casa.

 

DIMENSIONE STANZE
Anche questo è un fattore variabile ma generalmente un ufficio tradizionale è più spazioso rispetto ad un coworking.
Il lavoro da casa invece avrà, probabilmente, una metratura più ampia a livello generico ma, non avendo una stanza dedicata alla propria professione, è come se non avesse un vero spazio.

 

RECEPTION
Anche questo punto è molto simile ai precedenti “aspetto della hall” e “design”.
Il coworking ha un ufficio di accoglienza per i propri clienti, gli altri due no.

 

BAGNI
Qui “vince” il lavoro da casa in quanto i servizi sono i propri.
All’interno di un ufficio tradizionale solitamente vi è corredato un bagno ad uso esclusivo mentre nel coworking, generalmente, no.

 

COMFORT STANZA
La comodità del lavoro da casa anche qui non ha confronto.
Il coworking invece guadagna qualche punto sull’ufficio standard poiché si cerca, anche tramite la comodità e l’arredo della stanza, di far sentire il coworker come se fosse a casa.
L’ufficio standard invece non ha, di base, nessun elemento che spicchi per comodità.

 

RICEZIONE PACCHI
Il coworking, avendo una reception, può ricevere e ritirare i pacchi anche in assenza del destinatario.
In caso di assenza della persona fisica, in un ufficio standard o a casa, la consegna non viene effettuata.

 

PULIZIA
Il coworking garantisce la pulizia delle aree comuni gratuitamente e, con una tariffa super economica, anche dei box privati.
Il costo della pulizia nell’ufficio tradizionale è completamente a carico del lavoratore.
Le faccende domestiche invece portano via un sacco di tempo a potenziali ore di lavoro.

 

SILENZIO
Anche questo è un fattore variabile ma, generalmente, in un ufficio standard si ha abbastanza quiete.
Anche in un coworking è così ma dipende, ovviamente, dal rispetto reciproco dei coworkers.
Il lavoro da casa invece è continuamente disturbato da parenti, coinquilini, vicini e rumori vari.

 

PARCHEGGIO PRIVATO
L’unica cosa certa è che per lavorare a casa non serve la macchina.
Per quanto riguarda il coworking generalmente è sempre presente un parcheggio privato mentre negli uffici classici non è quasi mai previsto.

 

UTENZE INCLUSE
Il coworking garantisce sempre arredamento, linea internet e corrente nel canone mensile, l’ufficio privato no.
Il lavoro da casa non ha sicuramente spese extra ma, per avere internet ed altre utenze, bisogna spendere i soldi in prima persona.

 

VIDEOSORVEGLIANZA E SICUREZZA
Negli uffici standard non vi è quasi mai un sistema di anti-intrusione e video sorveglianza.
La propria casa potrebbe anche averlo ma previo un importante investimento economico.
Il coworking garantisce sistema di allarme e videosorveglianza in maniera gratuita.

 

NETWORK
Il lavoro da casa porterà difficilmente ad ampliare il proprio network.
L’ufficio standard potrebbe anche farlo ma in questo caso sarebbe strettamente legato alla propria capacità di relazionarsi e di vendere i propri servizi.
Nel coworking è tutto molto più facile poiché, avendo una struttura che presenta diverse realtà al suo interno, basta aprire la porta del proprio ufficio per trovare nuove collaborazioni ed ampliare il proprio bagaglio personale.

 

DATI STATISTICI
In conclusione, guardando il grafico generato da questi fattori viene fuori il seguente risultato:
Coworking: 8 punti a favore, 1 punto a sfavore.
Lavoro da casa: 4 punti a favore, 7 punti a sfavore.
Uffici Tradizionali: 2 punti a favore, 6 punti a sfavore.

“Come ti va? Bene perché oggi è primavera”

Questa frase emerge dall’album “Terra, Luna e Margarita” datato 2007 e firmato dalla band reggiana “I Rio”.
I Rio vengono dalla parte più a Nord della nostra regione, l’Emilia, zona che ha tante similitudini ma altrettante differenze con la Romagna.
Chi non vive in Emilia-Romagna non coglie neanche i confini geografici di queste due terre, figuriamoci quelli culturali e dialettali.
Oggi però non mi soffermerò sulle contrapposizioni tra le due ma piuttosto su un elemento comune: il risveglio estivo.

Siamo ormai in Aprile, il caldo (fatta eccezione per qualche giornata uggiosa) si fa sentire con sempre più insistenza, i locali riaprono a pieni battenti, qualche hotel si appresta a pulire i propri spazi mentre effettua colloqui di lavoro per formare lo Staff estivo, altri aprono le porte ai turisti giunti per le vacanze pasquali, i bagnini sistemano le passerelle e le assicurazioni dei motorini vengono riattivate per poter lasciare le macchine nel garage di casa.

E’ il preludio estivo, la più importante delle 4 stagioni per l’Emilia-Romagna, o meglio, come si dice qui in zona, è semplicemente LA stagione.
Ogni anno è una routine che si riattiva ma è sempre come se fosse una ventata di freschezza dopo il lungo inverno che, a differenza di una famosa serie TV, non sta arrivando ma ci sta, finalmente, salutando.
Milioni di turisti fanno visita a Rimini, Riccione, Cattolica ma anche a città come Bologna, Parma e Modena, attratti evidentemente dall’ospitalità e dall’efficienza di questo meccanismo primaverile/estivo.
Nel 2018 il dato di affluenza ha raggiunto un record mai visto prima: 60 milioni di turisti solamente in Emilia-Romagna.

Ma se per un visitatore l’estate è sinonimo di relax, cosa vuol dire per un emiliano o un romagnolo?
E’ un mix di sentimenti e responsabilità. Per tradizione si è abituati a rimboccarsi le maniche e darsi da fare da Maggio a Settembre, ancor di più rispetto agli standard.
Una condizione che non tutti accetterebbero, d’altronde prendiamo come esempio Agosto.. è il mese di vacanza per eccellenza! Ma per far sì che lo sia a tutti gli effetti qualcuno dovrà pur lavorare e per chi vive in Emilia-Romagna non è un problema, l’ospitalità da queste parti è nel DNA.

Con SpazioTu stiamo cercando di creare un ambiente lavorativo dove il calore e l’accoglienza estiva vengano estese durante tutti i 12 mesi dell’anno. Il coworking (come già analizzato in questo articolo: https://www.spaziotu.com/cattolicaelegrandicitta/ ) è un ottimo format per l’Emilia-Romagna in quanto l’indole loquace è presente in tutti i residenti e perciò la possibilità di far nascere collaborazioni all’interno del nostro spazio è concreta e facilmente attuabile.

Durante la stagione estiva SpazioTu sarà aperta come sempre, 24 ore su 24 e 7 giorni su 7.
Saranno direttamente i nostri coworkers a scegliere quanto tempo trascorrere in riva al mare e quanto in nostra compagnia.

IL NOSTRO LOGO

La scorsa settimana abbiamo fatto un’analisi sull’importanza del logo (la potete trovare qui: https://www.spaziotu.com/limportanzadiunlogo/ ).

Il marchio di un’azienda è il biglietto da visita con il quale la stessa si presenta al mondo.
Da sempre le società più importanti hanno investito tanto su di esso curandone ogni minimo dettaglio, spesso anche caricandolo e appesantendolo più del dovuto.

Come già detto nel precedente articolo questa tendenza però è stata invertita e negli ultimi anni sono stati numerosi i processi di restyling dei loghi più famosi.
Questo perché nell’ultimo decennio si è sviluppato il culto della grafica “minimal”, basata sul concetto “più è semplice più è riproducibile”.
Le parole chiave di questa nuova corrente sono sicuramente “sintesi” e “popolarità”.

Ma, avendo già analizzato il processo di innovazione e svecchiamento dei loghi, cosa si può dire sulle società nate nel bel mezzo di questa nuova moda illustrativa?

LE SOCIETA’ DEGLI ANNI ’10

Il nuovo millennio ha portato gran parte del mercato di oggettistica (e non solo) su internet.
Sono diverse le società nate da questo fenomeno.

Il format è semplice: si dà la possibilità sia ai negozi sia ai cittadini privati di vendere e acquistare prodotti online su portali creati ad hoc dall’azienda di turno.

Tra le più famose troviamo sicuramente Aliexpress, popolarissima società di vendita online nata nel 2010.
Il logo di “Ali” è esattamente in linea con il concetto di “marchio sintetico”, infatti presenta semplicemente il nome scritto con i colori della bandiera cinese, il rosso e il giallo.

Lo stesso format è stato utilizzato dalla compagnia aerea spagnola “Iberia Express”.

Nata nel 2011, anch’essa ha limitato il suo logo al proprio nome scritto con i colori della bandiera nazionale, aggiungendo come unica componente grafica un piccolo triangolo, simboleggiando così l’ala di un aereo.

Abbiamo esempi anche nella nostra penisola, dove l’unione di Fiat e Chrysler ha dato luce nel 2014 alla FCA, scritta che compare anche come logo ufficiale in colore azzurro.

LA NOSTRA PICCOLA REALTA’

Noi di SpazioTu abbiamo in parte seguito l’idea di marchio sintetico ma non ci siamo limitati soltanto alla scritta.

Il nostro colore ufficiale è il verde ed il nostro logo è formato da un cerchio con un piccolo buco in alto a destra e con un secondo oggetto circolare che “entra” a colmare il foro.

Questo concept, ideato dal team di ZonaMoka, simboleggia la nostra grande famiglia, dove abbiamo una dimensione ed un identità ben definita ma c’è sempre spazio per nuovi membri, anzi, quando questi arrivano ci completano sempre un po’ di più.

Speriamo che questo piccolo lavoro grafico sia un ottimo modo per presentare al mondo romagnolo il primo coworking di Cattolica.

DEFINIZIONE

“Un logo […] è la figura, che solitamente rappresenta un prodotto, un servizio, un’azienda, un’organizzazione, un gruppo musicale o altro ancora; tipicamente è costituito da un simbolo o da una versione o rappresentazione grafica di un nome o di un acronimo che prevede l’uso di un lettering ben preciso. (https://it.wikipedia.org/wiki/Logo).”

Così Wikipedia sintetizza il concetto di logo ma, dietro, ci sono studi intensi ed un mondo tutto da scoprire.

L’OBBIETTIVO

Lo scopo del logo è di mostrare in maniera sintetica di cosa si occupa l’azienda, provando a sommare tre fattori: nome, campo e aspetto fisico.

L’ultimo dei tre punti negli ultimi anni non è più considerato importante tanto quanto i primi due, poiché la tendenza è ormai quella di snellire il più possibile il marchio in maniera da renderlo facilmente riproducibile da tutti ed, inoltre, immediato da associare alla ditta.

ESEMPI DI SEMPLIFICAZIONI DI LOGO

A proposito della tendenza sopracitata di alleggerire il marchio abbiamo tre esempi recenti:

  • Juventus F.C. : il logo della società torinese ha subito negli anni diversi restyling ma, nel bene o nel male, aveva sempre mantenuto quattro fattori costanti: Il contorno ovale, lo stemma con il toro (logo della città) presente nella parte bassa, la scritta “Juventus” in alto ed infine le strisce bianche e nere a richiamare la divisa del club.
    Il nuovo logo, presentato nel 2017, ha cambiato tutte le carte in tavola: Una “J” bianca attraversata nel mezzo da una striscia nera (richiamo alla maglia, unica componente in comune con le vecchie versioni) è il solo elemento presente nel progetto.
    Questo cambio è stato effettuato per rendere il brand più popolare a livello internazionale e per dimostrare la capacità dell’azienda dello stare al passo con i tempi.
    (https://www.juventus.com/it/black-and-white-and-more.php)
  • La Triennale di Milano: Il vecchio logo presentava una grande “T” che faceva da base ad una stilizzazione della facciata del palazzo dell’arte di Milano.
    L’affascinante disegno di Italo Lupi è stato recentemente sostituito in concomitanza con l’inaugurazione della “23° esposizione”.
    Il nuovo marchio presenta solamente una “T” formata da 3 bande verticali e 3 orizzontali, chiaro richiamo alle esposizioni che il palazzo presenta e rinnova, come dice il nome stesso, ogni 3 anni.
    (https://www.artribune.com/progettazione/design/2019/02/nuova-identita-visiva-nuovo-look-triennale-milano/)
  • The Metropolitan Museum of Art’s: Il contestatissimo nuovo logo del celebre museo di arte di New York ha visto la luce nel 2016.
    Il vecchio marchio presentava una “M” posta su delle forme geometriche che richiamavano “L’Uomo Vitruviano” di Leonardo Da Vinci.
    Nella nuova versione non solo sono sparite tutte le vecchie componenti per lasciar spazio solamente ad una scritta rossa ma, inoltre, quest’ultima non è “The Metropolitan Museum of Art’s” ma bensì “The Met”, gergo dialettale molto utilizzato dai cittadini della grande mela per identificare il museo.
    (https://www.nytimes.com/2016/02/19/arts/the-met-and-a-new-logo.html)

CONSIDERAZIONI PERSONALI

Io stesso, da amante dei dettagli, penso che tutti e tre i vecchi loghi sopracitati siano molto più belli e completi delle nuove versioni ma, da grafico pubblicitario, capisco tutti i progetti e li promuovo a pieni voti.

Più una cosa è semplice e più le persone saranno capaci di riprodurla e ricordarla.

Ovvio, non bisogna arrivare alla sintetizzazione estrema, bisogna lavorare sempre con criterio, cercando di mantenere almeno qualche tratto distintivo dell’azienda, altrimenti non sarebbe un lavoro coerente con gli obbiettivi della stessa.

Detto ciò è chiaro che la tendenza di questi anni è quella di spostarsi sempre di più verso un mondo “minimal” a livello grafico, quindi tutti i progetti di semplificazione dei marchi sono da considerarsi quantomeno attuali.

VARIANTI

Ci sono anche società che decidono di creare più varianti.

Solitamente si utilizza un logo generico che però cambi o aggiunga, a seconda dei progetti e delle iniziative aziendali, dei piccoli elementi.

Questo permetterà di mantenere un’identità costante ma, allo stesso tempo, di spingere l’occhio del cliente ad entrare di più nei dettagli, cercando di capire a pieno il progetto e scrutando con curiosità le nuove componenti grafiche inserite e/o modificate.

UN METODO MOLTO UTILIZZATO NELLA MUSICA

Un chiaro esempio di questa tendenza possiamo trovarlo nel logo dei Linkin Park.

La famosa rock-band di Los Angeles ha utilizzato questo format sin dagli esordi.
Una “L” ed una “P” fisse come tratto distintivo ma con contorni, sfondi e forme geometriche che sono cambiate a seconda del periodo, del concept degli album e degli avvenimenti storici.

L’ultima tristissima e, probabilmente, definitiva modifica, vede un esagono spezzato senza l’ultimo segmento, a simboleggiare la prematura scomparsa del leader Chester Bennington.

(https://www.quora.com/What-does-the-Linkin-Park-logo-mean-How-was-it-designed)

L’IMPORTANZA DI UN LOGO

In conclusione i loghi sono una parte fondamentale nelle dinamiche di un’azienda poiché sono il biglietto da visita che presentiamo non solo ai nostri clienti ma a tutto il mondo per identificarci.

Non è un caso che molte ditte ingaggino team di esperti per creazioni o restyling dei marchi.

La prima impressione, purtroppo o per fortuna, conta.
Sta a noi scegliere come presentarci, l’obbiettivo, ovviamente, è far sì che le persone vengano a scoprire veramente quello che siamo capaci di offrire, magari dopo essere state attirate dal nostro logo.

 

Siamo nel 2009 quando un ragazzino di soli 13 anni si ritrova a dover compiere la prima grossa scelta della sua vita: che scuola superiore scegliere?
Un passo che abbiamo compiuto (quasi) tutti, piccolo ma fondamentale per imparare a fare considerazioni sul proprio futuro.

E’ meglio seguire il proprio istinto e scegliere un percorso basato sulle proprie capacità o andare su un campo meno compatibile con la nostra indole ma più sicuro a livello lavorativo?

Come in tutti i grandi quesiti non esiste una formula magica, non c’è giusto o sbagliato, la soluzione sta spesso nel mezzo.
Questo tipo di scelte identificano molto il soggetto e a volte, come vedremo più avanti, sono comuni per un’intera generazione.

Crescere con l’ombra della grande crisi ha portato i ragazzi degli anni 90 a vivere le prime esperienze lavorative con ansia e poche prospettive.
Quante volte avete sentito frasi quali “non avrò mai un posto fisso”, “l’importante è avere un lavoro di ‘sti tempi” oppure “non arriverò mai alla pensione” ?
Tante, troppe volte.

Penso che “paura” e “rischio” siano parole apparentemente opposte ma complementari.
La prima può essere conseguenza dell’altra.
Difatti dopo un azzardo ci si ritrova spesso con l’ansia di aver fatto il passo più lungo della gamba e questo porta a non superare mai i propri limiti.
Tale visione, purtroppo, è quella di tanti giovani d’oggi.

Perché affermo che la paura ed il rischio sono complementari? Perché l’uno necessità l’altro.
Infatti proviamo ad invertire i fattori: la paura diventa la causa, il rischio la conseguenza.
Immedesimiamoci ad esempio in un imprenditore 40enne che si ritrova in un momento di crisi lavorativa: necessita un cambiamento e lo otterrà soltanto spostando le carte in tavola e osando di più.

Questa considerazione nasce da un dato: gli startupper di successo hanno un età media di 43 anni.
La mia prima reazione, e credo anche la vostra è stata un mix di stupore e incredulità.
Abbiamo poi verificato nel nostro piccolo, facendo una media dell’età dei nostri coworker all’interno di SpazioTu.
Il risultato dell’indagine, come già detto e approfondito in un vecchio articolo (https://www.spaziotu.com/startupper-a-43-anni/) , è il medesimo.

Questo mi ha spinto a ragionare ed analizzare, nel mio piccolo, anche la mia crescita personale e le passate esperienze lavorative.

Il 2009 è passato da un decennio e sono cambiate tante cose.
Ho 23 anni e non sono certamente la persona più navigata di questo mondo ma se penso all’ansia che mi bloccava durante i primi impeghi e che spesso mi spingeva ad accettare un lavoro basandomi solamente sulla certezza di uno stipendio mensile mi viene da sorridere.

Questo perché ho avuto il coraggio di rischiare, cambiare e cercare qualcosa di più inerente alle mie caratteristiche.

Non si denigra nessun lavoro, sia chiaro, ma bisogna avere il coraggio di trovare un punto di incontro tra necessità, interessi e capacità.

Il lavoro è la base della felicità perché occupa almeno il 50% delle nostre giornate.

La speranza è che gli attuali 20enni, ma anche quelli di domani, abbiamo la capacità di arrivare al rischio e al cambiamento senza dover passare dalla paura del futuro.

Forse però l’angoscia è una costante quando si parla di prospettive.
In questo caso posso solo sperare che non diventi un blocco per una carriera lavorativa ma, piuttosto, lo sprint iniziale per una vita piena di soddisfazioni.

Recentemente ci ha incuriosito un dato statistico riguardante l’età media degli startupper.
Infatti, secondo un sondaggio condotto dalla “National Bureau of Economic Research” basato sui dati ufficiali U.S. Census Bureau, l’età media degli imprenditori più innovativi sarebbe pari a 45 anni.

Un dato interessante che va contro l’immaginario comune di una fascia di età ostile nello stare al passo con i tempi.
Entrando nei dettagli di un articolo scritto da Forbes riguardante queste analisi scopriamo che anche in Italia la situazione è in linea con questi risultati.
Infatti nel bel paese l’età media è poco inferiore alla media globale: 43 anni.

Questo sondaggio ci ha spinto ad entrare ancora più nel dettaglio e a guardare nella nostra piccola realtà.

Il coworking è sinonimo di innovazione, un format che va al passo coi tempi, accompagna tante piccole realtà verso la crescita definitiva.
Perciò si può assolutamente definire un’ambiente giovane.

Uno scenario apparentemente perfetto per smentire questi dati statistici.

Una volta analizzati tutti i dati dei nostri clienti guardiamo con stupore il risultato: la media è di 43 anni, esattamente come quella nazionale.

Non ci eravamo mai resi conto di questo fatto, forse perché come detto in precedenza consideriamo il nostro format una novità e di conseguenza abbiamo pensato, sbagliando, che solo i più giovani potessero cogliere questa occasione per far crescere la propria impresa e ambire a raggiungere i propri obbiettivi.

Contenti di aver preso un abbaglio nei confronti di una fascia generazionale spesso sottovalutata dal punto di vista dell’innovazione.

Il motivo è da trovare probabilmente nella voglia di rimettersi in gioco sfruttando un ampio un bagaglio di esperienze lavorative maturate negli anni precedenti.

La speranza è quella di vedere qualche giovane invertire la tendenza e dimostrare la voglia dei ragazzi di oggi di trovare nuovi stimoli, anche nelle piccole realtà come, ad esempio, nella nostra di SpazioTu.

 

FONTE: https://forbes.it/2018/04/16/gli-startupper-di-successo-sono-molto-piu-vecchi-di-quanto-credi/

Una vita scandita da un metronomo a 160 bpm guida gli abitanti di Milano.
Macchine, metropolitane e autobus si mettono in marcia tutte le mattine, rispettando rigorosamente gli standard imposti dal ritmo della città.

Il capoluogo lombardo può offrire tanto dal punto di vista lavorativo, ma per un romagnolo il clima meneghino è soffocante, troppo distante dalla realtà della riviera.

Al confine tra l’Emilia-Romagna e le Marche c’è Cattolica, un paesino di 17’000 abitanti che è un po’ il simbolo della costa adriatica, non a caso la chiamano la “regina”.

Durante la stagione estiva gli abitanti si mettono tutti in moto, dagli albergatori ai bagnini, per offrire ai turisti la vacanza perfetta.

I bar diventano luogo di incontro per scambiare due chiacchiere durante la prima colazione, le spiagge delle vere e proprie famiglie ed i pub serali fanno da cornice ad episodi che diventeranno ricordi indelebili.

E allora perché non sfruttare questo clima creando uno spazio per i liberi professionisti e gli imprenditori della zona?

 

Ecco quindi che Milano, nonostante sia una realtà distante da quella cattolichina, dà lo spunto per un piccolo grande cambiamento: il coworking.

Uno spazio di lavoro condiviso da più persone, ognuna porta avanti la propria attività ma allo stesso tempo ha la possibilità di creare nuove collaborazioni lavorative (e non solo).

Nelle grandi città è un format già in uso da tempo e ha riscosso diverse opinioni positive.

Nella nostra zona SpazioTu è la prima realtà di coworking.
La capacità di relazionarsi dei romagnoli è ineguagliabile, perciò siamo convinti che sia un modello perfetto per Cattolica, un piccolo step per mantenere quell’identità tanto apprezzata dai turisti ed allo stesso tempo un’occasione per modernizzarsi, seguendo la scia delle grandi metropoli.

Stai cercando uffici temporanei o sale in cui sviluppare il tuo business senza stress? Dove puoi trovare anche nuovi clienti?

SpazioTu Coworking mette a disposizione uffici temporanei già arredati, con utenze e tanti servizi. Come ad esempio il parcheggio, incluso nel canone mensile. Per di più disponiamo di una sala riunioni e una sala conferenze.

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Infatti SpazioTU è prima di tutto un coworking dove ci sono spazi condivisi al fine di incontrare e conoscere professionisti, start-up, freelance e tante altre figure lavorative.

Ricapitolando abbatti i costi, meno burocrazia e meno pensieri. Ma più relazioni, più clienti e di conseguenza più opportunità!

Lo si può vedere come un nuovo tipo di turismo o come un nuovo tipo di lavoro. L’idea è che ci si sposti in luoghi esotici, per incontrare colleghi e lavorare insieme, finalmente fianco a fianco e non solo attraverso lo schermo di un computer.

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L’obiettivo è apprendere le basi dei tre programmi professionali Adobe: PHOTOSHOP, ILLUSTRATOR e INDESIGN per editare materiale pubblicitario dalla progettazione fino alla stampa!

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Le lezioni (di due ore ciascuna) si dividono tra teoria e pratica, durante la quale ci eserciteremo a sviluppare esempi utili, anche sulla base di esigenze personali, utilizzando i tre strumenti imparati a lezione. Regolarmente vi verranno dati ESERCIZI da svolgere a casa per fare pratica e delle DISPENSE riassuntive di ogni lezione.

Per ricevere il PROGRAMMA con i costi e l’orario lezioni scrivere a: verylaboratorio@gmail.com o chiama il 339-1264412

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Veronica D’Andrea diplomata alla Scuola Internazionale di Grafica Venezia lavora da più di 10 anni in studi grafici di comunicazione e pubblicità, passando attraverso il settore della moda. Attualmente è freelance e gestisce un’agenzia pubblicitaria a Rimini.

Come nasce la scrivania

La scrivania come oggetto di lavoro e di arredo nasce agli inizi del 1700.

Inizialmente era un semplice tavolo di scrittura a cui, nel corso degli anni, vennero aggiunti cassetti per riporre oggetti e documenti.
Si possono ricordare diversi tipi di scrivania, dal secolo XIV in avanti è possibile vederne molti varianti, che spesso, ha più l’aspetto di un leggio che di un mobile per scrivere o lavorare.

È presente in molte raffigurazioni di immagini sacre come semplice scrittoio da studio; era spesso un arredo composto da un piano inclinato ed una ribalta.

Nel XVI secolo ci fu un’EVOLUZIONE! Fu a Firenze che si videro le prime scrivanie con piana appoggiata su due elementi, con il piano superiore chiuso a ribalta.

Era un oggetto di lusso per pochi.

Nel corso del 1800 divenne un oggetto più popolare e alla portata di molti; era passato da un oggetto di decoro ad un oggetto di utilizzo pratico.

In Inghilterra, con l’avvento della prima rivoluzione industriale, nacque una prima classe media, e la scrivania divenne quindi un oggetto diffuso un po’ ovunque.
A cavallo tra il 1800 e 1900 molti furono gli artisti che vollero costruire e decorare la scrivania; scrivanie bellissime, con intarsi spettacolari!

La scrivania stava diventando un oggetto di potere!

Inizialmente la scrivania era un oggetto ad utilizzo prettamente maschile; nel 1900, si diffusero le prime scrivanie ad uso femminile; scrivanie a forme sinuose, morbide piccole e maggiormente decorate; nacquero i primi scrittoi a ribaltina o rullo.

Scrivania a ribaltina o “scrittoio con segreti”.

Primo modello di scrivania dal fascino intramontabile è la scrivania a ribaltina.
È stato uno dei modelli di scrivania che hanno fatto la storia dell’arredamento. Si tratta di un oggetto ancora oggi molto ammirato e ricercato.
Spesso la ribaltina è intarsiata, lavorata finemente ed utilizzata come oggetto di arredo di lusso.
Questa tipologia di scrivania era ricercata per la Sua notevole utilità; quando ancora le cassettiere ufficio non esistevano si cercavano angoli dove poter nascondere, alla vista di occhi indiscreti, i propri segreti, i propri documenti.

Dietro la ribaltina spesso venivano creati cassetti, cassettini spesso con serratura; i propri segreti erano al sicuro!

Nel corso del 1900 venne creata la “pedestal desk”, primo modello di scrivania ufficio. Inizialmente era semplice, lineare, con pochi fronzoli; creata da una piana con due semplici gambe.

Scrivania a piedistallo o “pedestal desk”

È il prototipo della scrivania ufficio moderna.
Con l’avvento della scrivania a piedistallo si passò da un mobile di puro arredo ad un mobile di utilizzo pratico.
Sin dai primi del ‘900 era semplice, lineare, pratica. Spesso aveva un cassetto centrale sotto il piano di appoggio.
Da subito è stata inserito anche un pannello frontale con la duplice funzione di nascondere agli occhi dell’interlocutore gambe e ginocchia e come funzione portante.

Con il passare degli anni la scrivania ha avuto un ulteriore evoluzione, nacquero le:

  • scrivanie direzionali:  dedicate ai manager;
  • scrivania operative:  dedicate al personale operativo.

Scrivanie direzionali

La scrivania direzionale deve trasmettere i valori di chi la utilizza, implementandone il personal branding.
Valuta attentamente cosa vuoi comunicare ai tuoi potenziali clienti e ricorda che un arredo per ufficio coerente con i valori aziendali mette a proprio agio il visitatore, ponendolo in un mood più positivo nei tuoi confronti.

Scrivanie operative

La postazione di lavoro operativa deve essere funzionale e comoda.
A differenza di quella direzionale, la scrivania per ufficio operativo viene utilizzata per tutto il giorno per un lavoro video terminale, quindi deve rispettare dei parametri funzionali.

 

Scrivania, scrittoi o banco di lavoro, senza di loro di certo non si può stare…Chissà nel passare degli anni come diventerà questo prezioso oggetto che ci fà compagnia per la maggior parte della giornata…

 

(fonte informazioni: LineKit)

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eccitante e rivoluzionario e probabilmente puoi avere una carriera in esso.
3. Qualsiasi cosa inventata dopo i trentacinque anni è contro l’ordine naturale delle cose

Douglas Adams

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usano l’intelligenza artificiale sostituiranno quelli che non lo fanno

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La modalità di lavoro sta cambiando, si abbandonano gli uffici isolati e si lavora in smart working!! 

Anche Marco Montemagno è uno remoteworker da diversi anni e ce lo dice lui stesso in questo video dove spiega brevemente i pro e i contro di questa nuova realtà lavorativa…

 

fonte video:  YouTube – Lo Smart Working di Marco Montemagno

 

 

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Quale modo migliore c’è di incentivare un neo-laureato, se non quello di regalargli un ufficio in un coworking?? 

Perché #spaziotu non è solo il tuo “posto di lavoro”, ma è un luogo dove puoi incontrare e interagire con professionisti, start-up, freelance!!

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Il primo spazio di coworking è nato a San Francisco nel 2005 ad opera di Brad Neuberg.

Neuberg fonda il primo spazio di coworking space chiamato  The Spiral Muse (non The Hat Factory come spesso leggiamo), che Brad teneva aperto per due giorni alla settimana, grazie al supporto economico del padre. Lo spazio rimase aperto circa un anno.

Successivamente fonda The Hat Factory, in un loft sempre a San Francisco.

A dargli man forte sono arrivati Tara Hunt e Chris Messina, con cui ha formato un team di divulgatori che ha fatto conoscere il coworking, grazie alla creazione del Coworking Wiki e del Coworking Google Group

Il fenomeno del coworking è arrivato in Italia tra il 2008 e il 2010 e si è sviluppato seguendo tre strade. Il coworking ibrido: uno spazio nato come ufficio tradizionale e riadattato per assolvere le funzioni di uno spazio condiviso (è il caso, per esempio, di Cowo la prima rete di coworking aperta in Italia nel 2008);

il coworking importato: un network estero già avviato e funzionante che ha aperto filiali anche in Italia (come nel caso di The Hub, poi divenuto Impact Hub, aperto a Milano nel 2010);

il coworking nativo: un’attività pensata fin dal principio come coworking e sviluppata in Italia (il primo esempio è stato Toolbox Coworking, aperto a Torino nel 2010, con 1000m² di spazi condivisi che lo resero il più grande del Paese). Nel 2016 il fenomeno del coworking ha raggiunto, solo in Italia, 300 spazi attivi; quello stesso anno una pubblicazione dell’IRES Piemonte ha indicato gli spazi di coworking come una delle strade percorribili per porre rimedio all’abbandono dei vuoti post-industrial.

Sono sempre di più gli spazi di coworking, e sempre di più le persone che entrano a far parte di questa nuova realtà attirati dalle incredibili possibilità che questo spazio di lavoro può offrirti.

Non è semplicemente il “posto in cui lavori”, l’attività del coworking è il raduno sociale di un gruppo di persone che stanno ancora lavorando in modo indipendente, ma che condividono dei valori e sono interessati alla sinergia che può avvenire lavorando a contatto con persone di talento, con le quali possono nascere nuove collaborazioni.

Business, relazioni, soluzioni…co-working.

Ufficio Temporaneo?

Stai pensando alle tue vacanze in Romagna? 

Ma devi anche lavorare!! Quindi hai bisogno di un posto dove appoggiarti per qualche giorno o settimana? 

NESSUN PROBLEMA! 

A SpazioTU  Coworking Cattolica potrai trovare uffici temporanei ALL INCLUSIVE

Tutto incluso nel prezzo avrai:

  • Aria Condizionata
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I box sono limitati quindi affrettati e prenota subito il tuo ufficio temporaneo!!

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A SpazioTu -Coworking Cattolica- iniziano i Corsi d’Inglese!! 🇬🇧
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🇬🇧Inglese B1: Martedì e Giovedì dalle 18:30 alle 20:00
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per introdurli nel mondo dell’inglese giocando e facendo merenda!!
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SpazioTu è di nuovo in espansione!!

Ogni Giorno cerchiamo di andare incontro alle esigenze di tutti, mettendo a disposizione ogni tipo di workstation, con metrature e costi diversi cercando di creare il tuo spazio ideale.

Da qui nascono i Nuovi Box Office al civico 129 dalla comodità unica, con ampio parcheggio a disposizione

2 tipologie di Spazi
-Box Singolo (ma se vi è comodo, può diventare anche doppio)
-Box Doppio (stessa storia se ci state, potete occuparlo anche in 3)

I box sono già arredati di scrivania, sedia con ruote, cassettiera e libreria; e ovviamente non vi lasciamo senza cestino e attaccapanni, fanno parte dell’arredamento!!

Dovete solo renderlo vostro!! riempiendo il vuoto con i vostri oggetti personali, per sentirvi come a casa, ma con la giusta privacy per dedicarvi al meglio al vostro lavoro…

Ma non dimenticatevi di fare una pausa!!
Spesso lavorando in autonomia ci si immerge nel proprio mondo e ci si dimentica di fermarsi…SBAGLIATISSIMO!
Molti studi dimostrano che per lavorare al meglio il nostro cervello ha bisogno di una pausa ogni massimo 4 ore!

Eh cosa c’è meglio di CaffeTu per fare la giusta pausa??
A SpazioTu disponiamo anche di un’area relax, il bar CaffèTU!
Dove potete distrarvi quel che basta o fare due chiacchere con un’altro coworker, che magari può aiutarvi nel vostro settore lavorativo con il suo!!

Perché è questo il bello del Coworking, non è solo un posto di lavoro, ma è un punto d’incontro di menti, di persone che si occupano di tante cose diverse; imprenditori, ingegneri, giornalisti, web designer, web marketing, esperti nel campo audio&video, turismo, ecc ecc

Fantastico NO?

Tutti abbiamo bisogni dei nostri Spazi e con tutte le utenze e tanti altri servizi inclusi è ancora meglio!
-stress + coworking!!

Certo, il movimento del coworking può essere un moda, ma questi ricercatori dicono che esso
ha una base psichiginosa sorprendentemente forte!!
Dipendenti come General Electric, Walmart e Toyota, stanno andando a vedere in prima persona come la Menlo Innovations, una società per lo sviluppo del software, stia reinventando il nostro modo di lavorare.

Menlo, secondo il CEO di Richard Sheridan, ha cercato di interrompere un’industria di sviluppo di software in crisi e impostare uno standard di qualità ottimizzando il proprio ambiente di lavoro.
A Menlo, i programmatori lavorano in coppia che ruotano ogni cinque giorni e la struttura sociale della società è progettata per aiutare i collaboratori a collaborare.
Recentemente l’azienda ha ampliato il suo ufficio per consentire agli startup e agli imprenditori di lavorare
dallo spazio accanto ai programmatori di Menlo, generando connessioni e innovazione nel processo

Più che un’altra curiosità alla moda del settore tecnologico, questo approccio sembra avere una forte base
nella psicologia delle prestazioni. Ovviamente, nel suo esperimento, Menlo Innovations non è certo solo.

Ultimamente, anche le aziende tradizionali, tra cui quelle che guidano Menlo, hanno emulato alcuni elementi di
collaborazione per incoraggiare i loro dipendenti ad interagire di più.
Il portavoce Laura Paredes, General Electric prevede di realizzare gran parte della sua nuova sede di Boston,
che aprirà nel 2018, accessibile al pubblico per l’innovazione, l’apprendimento e la collaborazione
E secondo i ricercatori che hanno studiato l’efficacia del coworking, servono tutti a qualcosa. Ecco perché….

    DUE OBIETTIVI UMANI DI BASE CHE COPERANO FONDAMENTI <---

Si scopre che gli spazi di coworking, dove i lavoratori sentono un senso di autonomia individuale che è ancora legata a un senso di collaborazione, tendono a colpire quell’attento equilibrio tra quei bisogni cruciali –
in modi che non solo il freelance solista né l’esperienza di ufficio tradizionale di solito forniscono..

I colleghi hanno anche la libertà di definire letteralmente il proprio ambiente – che alcune ricerche suggeriscono può migliorare notevolmente le prestazioni e la produttività dei lavoratori.

Indipendenza, adattabilità, flessibilità: queste caratteristiche sono le necessità umane fondamentali.

Quindi non è sorprendente che siano stati collegati a risultati positivi anche sul posto di lavoro,
dal miglioramento delle prestazioni a livelli più elevati di impegno e impegno dei dipendenti.

Essi contribuiscono anche a spiegare perché più aziende abbracciano orari flessibili di lavoro – molti degli stessi, infatti, che stanno esplorando la collaborazione.
GE, Parades, ora offre flessibili modalità di lavoro per tutti i suoi dipendenti Usa, a patto che abbiano ottenuto l’approvazione dei loro manager.

    COMUNITÀ CHE MINIMIZZANO LA CONCORRENZA INTERNA<---

Ma questa non è tutta la storia, i ricercatori del Michigan hanno scoperto che:
L’autonomia e la flessibilità possono essere cruciali, ma il vostro ambiente di lavoro non è l’unico fattore positivo.
L’altro vantaggio fondamentale che gli spazi di collaborazione tendono ad offrire è un senso di comunità,
non solo di qualsiasi comunità, ma in cui la gente, come dice il dottor Spreitzer, è “libero di essere se stesso” perché non sente di essere in competizione Con quelli intorno a loro. Di conseguenza, le idee sono più comunemente condivise.

Spreitzer, Garrett e il loro terzo collega, il dottor Peter Bacevice, hanno scoperto che questo tipo di spirito comunale fornisce l’alimentazione necessaria all’autonomia.
Mentre troppa libertà può effettivamente danneggiare la produttività, innestare una struttura comunitaria su una già flessibile fornisce ciò che si definisce “il grado ottimale di controllo”

Tipicamente, le persone si uniscono in spazi di coworking perché vogliono essere parte di una comunità mentre ancora fanno la propria cosa.

Ecco un membro del coworking che il candidato di dottorato Lyndon Garrett ha intervistato come parte della ricerca:

Le aziende tradizionali stanno cercando di creare lo stesso senso di serendipity. AT & T ha creato spazi di coworking dove gli ingegneri dell’azienda si mescolano con sviluppatori indipendenti e start-up per accelerare il ciclo di innovazione di AT & T.

Quindi se più datori di lavoro seguiranno nei mesi e nei prossimi anni, non stanno solo saltando su un carro di
tendenza alla moda. Certo, potrebbero anche farlo, ma stanno anche cercando di sfruttare la scienza che aiuta a
spiegare ciò che fa funzionare la gente da solo e insieme.

Un’articolo di WENDY MARX Presidente di Marx Communications, una pluripremiata agenzia boutique B2B Public Relations, nota per aver trasformato aziende e dirigenti, tra cui start-up, in leader di pensiero.

SMART WORKING? LEGGE APPROVATA!!


Lo smartwork (o lavoro agile) ormai è diventato uno slogan ed è stato approvato dal Senato nei giorni scorsi. Una medaglia da appuntare sul petto per le aziende. Una boccata di ossigeno per i dipendenti che continuano a fare acrobazie per tenere insieme compiti familiari e lavoro. Dove sta la fregatura? In effetti sì, viene da chiederselo. A sentire imprese, lavoratori (e sindacati) a ormai 6-7 anni dall’inizio in Italia di questo cambio di paradigma dell’organizzazione aziendale i pro restano maggiori dei contro. 

A breve sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale il cosiddetto «statuto del lavoro autonomo» che contiene anche il riconoscimento e la disciplina del lavoro agile come modalità organizzativa. «Abbiamo chiarito le regole per quanto riguarda sicurezza del lavoro e assicurazione dei lavoratori, ora tocca alle aziende saper cogliere l’opportunità», diceva ieri il presidente dell’Anpal Maurizio Del Conte all’inaugurazione della settimana del lavoro agile milanese. Certo su alcune questioni un ordine del giorno promosso dal presidente della commissione Lavoro del Senato Maurizio Sacconi impegna il governo a emanare atti interpretativi rispetto alle disposizioni per l’assicurazione obbligatoria dei lavoratori e in particolare per gli infortuni in itinere (che in questo caso possono riguardare tragitti diversi dal solito casa-ufficio).

Per tanti che iniziano c’è chi lo pratica già da anni. È il caso di Cesare Rosa Clot ha 40 anni e lavora all’ufficio pratiche edilizie. Spesso «riceve» i cittadini via Skype. Così ciascuno sbriga la pratica stando a casa propria. «Tutto è partito con la digitalizzazione interna dei processi — spiega Rosa Clot —. Nel nostro settore in 12 lavoriamo agile due giorni alla settimana. Siamo partiti a settembre dell’anno scorso. Funziona. E anche i cittadini sono più soddisfatti perché si risparmiano viaggi e attese in coda». Da notare: Rosa Clot non è un’eccezione. Ormai sta emergendo da diverse ricerche come a scegliere lo smartwork siano più spesso gli uomini delle donne.

Tornando al privato, il fatto che le aziende smart siano aumentate prima ancora dell’entrata in vigore della legge vuol dire che l’impresa ci guadagna. «La produttività sale del 15-20%», stima Mariano Corso, responsabile scientifico dell’Osservatorio smartworking del Politecnico di Milano.

Il lavoro agile sta crescendo sempre di più, sono sempre di più le aziende che lo scelgono, ma dove lavoro??

Per prima cosa è importante ricordare che “lavorare da remoto” non significa necessariamente lavorare da casa. Se l’idea di rendere la vostra casa il vostro ufficio vi spaventa, ci sono centinaia di luoghi adatti da cui si può svolgere lo smart working. Uno di questi è lo spazio coworking e ufficio condiviso, una modalità di lavoro che favorisce il networking, in uno spazio in condivisione e con opzioni flessibili!

Il coworking è uno stile lavorativo che coinvolge la condivisione di un ambiente di lavoro, spesso un ufficio, mantenendo un’attività indipendente. A differenza del tipico ambiente d’ufficio, coloro che fanno coworking non sono in genere impiegati nella stessa organizzazione. L’attività del coworking è infatti il raduno sociale di un gruppo di persone che stanno ancora lavorando in modo indipendente, ma che condividono dei valori e sono interessati alla sinergia che può avvenire lavorando a contatto con persone di talento.

 

 

 

Per conoscere tutte le novità in materia di SOSTEGNO FISCALE per IMPRESE, STARTUP e PROFESSIONISTI nell’ambito dell’Industria 4.0, partecipa al WORKSHOP tenuto dai Commercialisti 3.0 Venerdì 20 Aprile alle ore 17.00 negli spazi di SpazioTu -Coworking Cattolica-

Verrà illustrato il Piano Nazionale Industria 4.0 per poi passare a trattare le agevolazioni fiscali previste nel piano industria 4.0:
-gli incentivi agli investimenti in beni strumentali nuovi (iper e maxi ammortamento)
-detrazioni d’imposta per chi investe in ricerca&sviluppo
-detrazioni per chi investe in start up innovative (sulle start up innovative potremmo concentrarci di più spiegando cosa sono, dove operano e che benefit hanno)
-fondo di garanzia per i finanziamenti bancari ed il contributo smart&start (sono due forme di intervento statale, la prima è una garanzia offerta dallo stato e la seconda è un mutuo a tasso zero)

iscriviti qui: https://www.eventbrite.it/e/biglietti-le-agevolazioni-fisca…,
l’evento è gratuito e i posti sono limitati!

Venerdì 24 marzo si svolgerà a Cattolica la prima “colazione di lavoro”. Si tratta di un appuntamento rivolto a imprenditori e professionisti che, dalle 8:30 alle 10:00 del mattino potranno seguire due speech tenuti da due esperti di marketing e comunicazione. Stefano Paolucci illustrerà l’importanza di utilizzare Google My Business, mentre Davide Bertozzi mostrerà invece come utilizzare lo strumento Lookalike per la pubblicità su Facebook. In seguito agli interventi verrà lasciato spazio ad un matching aziendale, dove i presenti potranno confrontarsi e conoscersi. 

SpazioTu è il primo coworking di Cattolica volto a creare connessioni e maggiori opportunità di lavoro. Scegli lo spazio per il tuo business, in ambienti che uniscono funzionalità e design per il tuo ufficio e per gli spazi condivisi.

Corsi di Lingue

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Corsi di Inglese, Francese, Tedesco, Russo, Spagnolo e Italiano per stranieri presso SpazioTu!Adatti a qualsiasi livello (principiante, intermedio, avanzato, conversazione e/o specializzati nel settore del turismo e del commercio)

I corsi saranno tenuti da insegnanti madrelingua e con fondata esperienza nell’insegnamento.

Al costo totale di € 99 euro per 10 lezioni da 1h30 ciascuna.

Corsi*:

Inglese (Base) 
Gruppo A: Lunedi Mattina / Venerdì Mattina –  Gruppo B: Martedì Pomeriggio / Venerdi Pomeriggio

Inglese (Conversazione – Business & tourism english)
Gruppoa A: Martedì Mattina – Gruppo B: Sabato Pomeriggio

Francese
Gruppo A: Martedì Mattina / Giovedì Mattina – Gruppo B: Martedì Pomeriggio / Giovedì Pomeriggio

Tedesco
Gruppo A: Lunedì Pomeriggio / Mercoledì Pomeriggio – Gruppo B: Mercoledì Mattina / Venerdì Mattina

Russo
Martedì Pomeriggio – Giovedì Pomeriggio

Spagnolo
Mercoledì pomeriggio – Venderdì pomeriggio

Italiano
Lunedì mattina – Giovedì mattina

*i giorni e gli orari possono variare

Per informazioni potete contattare SpazioTu al 331 88 51 434 o a info@spaziotu.com

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